(di Cristoforo Spinella)
(ANSAmed) - ISTANBUL, 06 MAG - Per quasi un decennio, sono
stati i grandi nemici sulla sponda sud del Mediterraneo. Tra
accuse di "golpismo" e "terrorismo", Turchia ed Egitto si sono
schierati su fronti opposti nel riassetto seguito alle Primavere
arabe: da un lato il sostegno di Recep Tayyip Erdogan ai
Fratelli musulmani dopo la destituzione nel 2013 del presidente
Mohammed Morsi, dall'altro il pugno di ferro di Abdel Fattah
al-Sisi contro l'islam politico. Una divergenza di interessi che
ha portato i due giganti a scontrarsi nelle maggiori sfide
regionali, dalla Libia alle risorse energetiche. Ora, tra
affanni dell'economia post-Covid e ricerca di nuove alleanze,
Ankara e Il Cairo tornano a incontrarsi, aprendo a una possibile
svolta geopolitica.
In Egitto è arrivata la prima delegazione governativa turca
per "discussioni esplorative" che "si concentreranno sui passi
necessari che possono portare alla normalizzazione delle
relazioni tra i due Paesi a livello bilaterale e nel contesto
regionale". Una missione condotta a livello di viceministri
degli Esteri, che potrebbe tradursi in un prossimo faccia a
faccia tra i numeri uno della diplomazia, cui il turco Mevlut
Cavusoglu si è già detto disponibile.
A preparare il terreno a queste "consultazioni politiche" è
stata negli ultimi mesi una serie di mani tese. Gesti pubblici e
dietro le quinte, dalla ripresa a marzo dei contatti diplomatici
alla sempre maggiore pressione sui media egiziani in esilio a
Istanbul: un paio di anchorman tra i più seguiti si sono fatti
da parte, accettando il cambio di rotta senza troppe proteste,
vista l'alternativa del carcere che li attenderebbe in patria,
dove sono considerati "terroristi" come sostenitori della
Fratellanza musulmana, bandita in Egitto dal 2013.
Sul tavolo del disgelo, oltre ai rapporti bilaterali, ci sono
le possibili ripercussioni sugli equilibri regionali. A partire
dalla Libia, dove Ankara e Il Cairo sono stati tra i maggiori
sponsor militari delle parti in conflitto, ma ora si dicono
pronti a sostenere il cessate il fuoco necessario alla
ricostruzione. E poi c'è la partita del Mediterraneo orientale,
in cui Erdogan ha fatto la voce grossa con le contestate
esplorazioni energetiche, ritrovandosi però isolato contro un
fronte vasto che va da Grecia e Cipro, con l'appoggio dell'Ue, a
Egitto, Emirati e Israele.
Dalla pace col Cairo passa anche la cruciale distensione con
i Paesi arabi del Golfo, compresa l'Arabia Saudita. Messo da
parte lo scontro sull'uccisione del reporter Jamal Khashoggi,
anche in questo caso Erdogan - che proprio ieri ha sentito il re
Salman - punta dritto a una nuova stagione. (ANSAmed).
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Turchia-Egitto, il grande disgelo nel Mediterraneo
Primo vertice governativo da 8 anni, Erdogan a caccia di alleati