(ANSAmed) - TUNISI, 20 GEN - "Di fronte a quello che sta
accadendo in questi giorni - su cui pesa anche la crisi
pandemica - possiamo dare l'ennesima interpretazione 'd'ordine e
di decoro' e guardare solo al subbuglio, alle sommosse" e agli
atti di saccheggio e vandalismo che sono stati riportati dai
media. Oppure possiamo fare lo sforzo di interrogarci sulle
radici di questa rabbia e sulla strutturale mancanza di ascolto
e attenzione che è stata opposta a questa rabbia. Possiamo
andare oltre le immagini della contingenza e chiederci da dove
venga, come si sia creata e come si sia accumulata; possiamo
chiederci che risposte si possano offrire per il futuro, andando
oltre l'approccio dell'arresto e del carcere". Sono le parole di
Clara Capelli, economista esperta di Nord Africa e Medio
Oriente, 3 anni di lavoro per la Banca africana di sviluppo a
Tunisi, sulle recenti proteste notturne che hanno scosso diverse
città del Paese nordafricano.
"In occasione del decennale dalla rivoluzione della dignità -
ricorda Capelli - si è ripetutamente ricordato come la questione
economica sia stata completamente disattesa dalla politica di
questi dieci anni. Sebbene la narrazione di Paese stabile
dominante sotto Ben Ali sia stata scardinata dalle proteste e
dalle mobilitazioni del 2010-2011, le ricette e le misure di
politica economica non sono andate a intervenire sulle cause del
disagio sociale: le disuguaglianze regionali (rispetto alle aree
dell'interno ma anche rispetto alle periferie urbane), la
disoccupazione e la sottoccupazione nel settore informale
(stimato a circa metà del Pil del Paese)".
Sradicare un modello economico non era possibile in dieci
anni, considerata in particolare la situazione internazionale,
ma va comunque riconosciuto che politici e imprenditori tunisini
non l'abbiano di fatto messo in discussione. Hanno continuato a
parlare di attrazione di investimenti esteri (che in gran parte
interessano ovviamente la costa, anche per questioni di
convenienza logistica), esportazioni (il settore manifatturiero
tunisino è fatto di mera componentistica e assemblaggio,
comunque attività a basso valore aggiunto attirate dal basso
costo della manodopera e dai vantaggi fiscali del sistema
offshore; lo stesso si può in buona sostanza applicare a servizi
come call center o turismo), e startup. Ma un modello del genere
non produce necessariamente crescita e redistribuzione, anzi, la
storia economica dell'ultimo secolo prova l'esatto contrario.
"In parallelo al problematico modello economico, - prosegue
Capelli - occorre insistere sul fatto che le lotte per la
riconfigurazione del potere in Tunisia hanno ridotto la
questione economica a vuoti slogan. Fmi e Unione europea, fra
gli altri donatori, hanno le loro responsabilità nell'avere
orientato la politica economica tunisina in direzioni non
portatrici di crescita, sviluppo, inclusione; tuttavia, la
classe politica tunisina, Ennhahda inclusa - con grandissima
delusione per molti segmenti della società - non si è battuta in
modo visibile e tangibile per i cittadini e le cittadine per
degli investimenti strutturali che colmino almeno un poco i
divari regionali, né per delle efficaci politiche di impiego.
Tutte le proteste, rivolte e mobilitazioni che si sono
osservate in questi dieci anni sono invece state gestite come un
problema di sicurezza, esattamente come sta avvenendo ora: penso
a quanto avvenne nel 2016, oppure alle dichiarazioni dell'allora
presidente Essebsi nel 2017 rispetto all'intervento
dell'esercito riguardo al sit-in di al-Kamour. Questo vale
soprattutto nelle periferie urbane, che immensamente soffrono
non solo dell'emarginazione, ma anche di uno stigma fortissimo e
ferocissimo ai danni della loro popolazione e della loro
gioventù. Parliamo ovviamente moltissimo e doverosamente di
disagio socio-economico, ma non dobbiamo dimenticarci della
tematica della "hogra" (l'ingiustizia, l'oppressione, il
disprezzo) di cui i "non privilegiati" - se preferiamo usare
questo termine anziché chiamarli oppressi ed emarginati - sono
vittime da parte della burocrazia, delle istituzioni, della
polizia. E forse occorre ricordarsi che dalla hogra non si
sfugge nemmeno conformandosi alle norme di ordine e
decoro.(ANSAmed). (ANSA).
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Tunisia: economista, temi economici disattesi da politica
Politica non è intervenuta su cause del disagio sociale