(ANSAmed) - IL CAIRO, 11 NOV - Il presidente egiziano Abdel
Fattah al-Sisi è stato il primo fra i leader arabi a
congratularsi con Joe Biden per la vittoria alle elezioni
americane, ma passate dichiarazioni del nuovo inquilino della
Casa Bianca lasciano prevedere attriti sulla questione del
rispetto dei diritti umani in Egitto.
Il primato di rapidità nelle congratulazioni di Sisi
soprattutto nell'affermare "l'aspirazione" ad un'"azione comune
per rafforzare le strategiche relazioni bilaterali fra Egitto e
Stati Uniti" è stato sottolineato da media egiziani citando la
Cnn e confermato all'ANSA da una fonte qualificata al Cairo.
Su questa positiva prospettiva pesano però soprattutto le
critiche di Biden al sostegno che Donald Trump ha assicurato
negli ultimi quattro anni all'Egitto: a luglio, in un tweet,
Biden avvertì che se fosse stato eletto non ci sarebbero stati
"più assegni in bianco per il 'dittatore preferito' di Trump".
Il velenoso riferimento era stato a una frase pronunciata da
Trump per scherzo, secondo indiscrezioni, in una stanza d'hotel
a margine del vertice del G7 dell'anno scorso a Biarritz
("dov'è il mio dittatore preferito?").
Un altro monito che la questione dei diritti umani in Egitto
non sarà ignorata dalla sua amministrazione era stato lanciato
dal presidente eletto commentando la recente scarcerazione di
uno studente di medicina americano, Mohamed Amashah, detenuto
senza processo per 486 giorni.
Quasi a prevenire un altro caso, pochi giorni prima
dell'elezione americana assieme a centinaia di altri detenuti
sono stati rilasciati cinque parenti di un difensore dei diritti
mani egitto-americano, Mohamed Soltan: Biden aveva sottolineato
il suo caso quattro mesi fa.
I diritti umani del resto avevano guastato i rapporti fra il
Cairo e il presidente Barack Obama, democratico come Biden, fino
all'avvento del repubblicano Trump nel 2017: il motivo
principale era stata la sanguinosa repressione, accompagnata da
migliaia di arresti, delle violente proteste anche armate dei
Fratelli musulmani dopo la defenestrazione nel 2013 del loro
effimero governo durato solo anno sotto la guida dell'islamista
Mohamed Morsi.
Il Congresso americano nel 2014 aveva bloccato milioni di
dollari di aiuti economici all'Egitto e anche la cooperazione
militare aveva avuto problemi con il ritardo nella restituzione
di aerei da combattimento F-16 mandati negli Usa per
riparazioni.
Pure allora primo a congratularsi con Trump, il presidente
egiziano ha ricevuto dal tycoon americano sostegno ed elogi su
vari dossier come lotta al terrorismo, riforme economiche,
questione femminile, libertà religiosa e - in maniera
incendiariamente incondizionata - anche su quello della
maxi-diga etiopica che ridurrà la portata d'acqua del Nilo a
disposizione dell'Egitto: a fine ottobre Trump disse che nessuno
avrebbe potuto biasimare il Cairo se la bombardasse.
L'Egitto, il più popoloso Stato arabo, resta comunque
detentore dell'accesso allo strategico Canale di Suez ed è
attore-chiave o rilevante in molti teatri mediorientali: un
elemento di cui anche Biden dovrà tener conto al pari della
diversificazione delle forniture militari egiziane realizzata
negli ultimi sei anni attraverso accordi con Francia, Germania,
Gran Bretagna, Cina e soprattutto la Russia dei sanzionabili
caccia Sukhoi "Su-35". (ANSAmed).
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Egitto: su diritti umani attrito annunciato fra Sisi e Biden
Presidente eletto è critico del 'dittatore preferito' di Trump