(ANSAmed) - IL CAIRO, 27 GEN - Imporre "cambi" al vertice di
istituzioni libiche come la Banca centrale e mettere sotto
"pressione" il Governo di accordo nazionale (Gna) del premier
Fayez al-Sarraj: sarebbe questo il "doppio scopo" del blocco
petrolifero imposto dal generale Khalifa Haftar, il quale
potrebbe però aver commesso un errore mettendo di nuovo mano ai
rubinetti del greggio come già fatto in passato. E' quanto
emerge da valutazioni di due analisti interpellati dall'ANSA.
"Haftar finora ha evitato di giocare la carta petrolifera
dato che gli avrebbe creato diversi problemi con alcuni attori
esterni e anche all'interno, visto che i proventi del petrolio,
nonostante il conflitto, vengono condivisi con le forze della
Libia orientale", ha premesso Dario Cristiani, analista
dell'Istituto affari internazionali (Iai) ora attivo per il
German Marshall Fund (Gmf) di Washington.
Ora però l'uomo forte della Cirenaica ha "un doppio scopo"
per chiudere porti e oleodotti, ha aggiunto l'analista. "Primo,
Haftar ha ancora l'ambizione di vedere cambiamenti della
governance di grandi istituzioni economiche in Libia: in primo
luogo la Banca centrale a Tripoli che è, non da oggi, un suo
obbiettivo cruciale: vuole che (Al-Siddiq) Al-Kabeer se ne
vada", ha sostenuto ancora lo Iai/Gmf fellow al German Marshall
Fund riferendosi al governatore.
"Secondo", il generale "ha capito che la finestra di
opportunità per centrare i propri obbiettivi, conquistare
Tripoli militarmente, si sta restringendo e perciò vuole usare
tutti i mezzi a sua disposizione per esercitare pressione" sul
Governo di accordo nazionale (Gna) di al-Sarraj, ha detto ancora
Cristiani.
L'analista ha ricordato che le forze di Haftar controllano i
giacimenti e i terminal della "Mezzaluna petrolifera" (il Bacino
della Sirte) dal 2016 e hanno preso i pozzi del sud all'inizio
dell'anno scorso "sebbene il loro controllo del Fezzan non sia
così forte come molti credono".
Un docente libico, premiato giornalista e analista, Mustafa
Fetouri ritiene che "chiudere l'esportazione e produzione di
petrolio" sia "un altro errore" di Haftar: il generale "l'ha
commesso prima e se ne era dovuto pentire. Stavolta non c'è
differenza", ha sostenuto l'analista, ricordando che il
maresciallo "non può vendere petrolio a meno che non lo
contrabbandi".
"Penso che sia un male per lui se continua a bloccare il
petrolio sino a quando il Consiglio di sicurezza Onu si riunisce
martedì 28", ha aggiunto Fetouri, vincitore del premio Ue
"Freedom of the Press". "Bloccarlo non è nell'interesse di
nessuno e tutti ci perdono", ha sostenuto l'ex capo dell'unico
Dipartimento di Master of Business Administration a Tripoli.
Fetouri ha definito "improbabile" che il blocco petrolifero
di Haftar possa portare alle dimissioni del premier Fayez
al-Sarraj: l'inviato speciale dell'Onu, "Ghassan Salamé non farà
nulla che apra un altro fronte politico e stavolta al-Sarraj
resta nonostante tutto fin quando il Lpa (l'Accordo politico
libico del 2015, ndr) viene rivisto probabilmente per esser
emendato".(ANSAmed).
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Col petrolio Haftar cerca di imporre cambi a Tripoli
Analisti, vuole mettere sotto pressione Sarraj, ma è un errore