(di Stefano Polli)
(ANSAmed) - ROMA - Non è stato un terremoto, ma un segnale
molto chiaro è arrivato per la Vecchia Europa. E' ora di
cambiare e di ascoltare per davvero le inquietudini e il
malessere che attraversano la società europea. Il voto
frammentato, controverso e a tratti contradditorio non è di
facile lettura, ma segna chiaramente un passaggio storico
rispetto agli equilibri che hanno retto per decenni le
istituzioni europee.
I popolari e i socialisti da soli non avranno più, per la
prima volta, la maggioranza nell'Europarlamento. Tuttavia
rimangono i primi partiti e potranno ancora insieme ai liberali,
e forse anche con i Verdi, mantenere il controllo di Strasburgo.
I sovranisti e i populisti non riusciranno a ottenere il potere
all'Eurocamera ma la loro crescita è innegabile, anche se a
macchia di leopardo: Le Pen supera Macron, ma Guilders non
ottiene neanche un seggio, Orban trionfa ma l'Afd in Germania
frena. Farage trionfa in Gran Bretagna ma lì è tutta un'altra
storia e fra qualche mese i deputati britannici dovranno fare le
valigie e riattraversare la Manica.
E' come se i cittadini europei avessero voluto dare un'ultima
possibilità alla Vecchia Europa, quella che negli ultimi anni
non è stata capace di dare risposte concrete e riconoscibili
alle grandi sfide di inizio millennio, dalla crisi economica
alla gestione dei migranti, dagli effetti negativi della
globalizzazione alla crisi di speranza per il futuro, dal
controllo delle nuove tecnologie alla lotta contro i cambiamenti
climatici.
Proprio questo ultimo tema concede una nuova chiave di
lettura alle elezioni europee. L'exploit dei Verdi, soprattutto
in Germania e Francia, segnala la ricerca di nuove facce e nuove
idee nell'ambito dei partiti che credono ancora nell'Europa.
Questo dato si rafforza di fronte al calo di Macron e del
partito della Merkel.
L'Europa storicamente guidata dalla Germania e dalla Francia
dovrà rinnovarsi tempestivamente se vuole sopravvivere ai propri
errori, cercare nuove alleanze, nuovi equilibri, nuove strade da
percorrere velocemente e, forse, anche nuovi leader.
La situazione fluida della notte del 26 maggio indica che uno
scatto di reni è necessario. I sovranisti e i populisti
continuano a crescere, i partiti tradizionali tengono con molta
fatica. Il mondo corre veloce e i cittadini europei chiedono
risposte concrete ai problemi di oggi. Il richiamo è stato
chiaro e sembra davvero un'ultima chiamata per la Vecchia
Europa. Probabilmente è l'ultima occasione. (ANSAmed).
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Dalle urne, un segnale per la Vecchia Europa
Sovranisti non sfondano, i partiti tradizionali per ora tengono