(di Paolo Paluzzi)
(ANSAmed) - TUNISI, 20 MAG - Presentate come l'ultima tappa
di una transizione democratica felicemente riuscita, le elezioni
comunali tunisine del maggio 2018 sembra non stiano dando i
risultati di democrazia locale sperati.
Finora due consigli comunali sono stati sciolti, facendo
scattare l'annuncio di nuove elezioni suppletive: a Souk Jedid
il 26 maggio prossimo e al Bardo il 14 luglio. Ma molti altri
sono i consigli comunali in tutto il Paese per i quali si sta
verificando un'ondata di dimissioni generalizzate degli eletti.
i consiglieri della Soukra, di Bohra, Sers, Tibar, Naassen e
Kesra hanno già annunciato le loro dimissioni e le cose
rischiano di aggravarsi nei prossimi giorni con
l'ufficializzazione dello scioglimento di molte altre
amministrazioni comunali, una quarantina circa.
Alcune organizzazioni della società civile come "Bawsala" e
la "Confederazione dei sindaci tunisini" hanno sottolineato il
rischio di un effetto domino e le conseguenze di questo fenomeno
sul governo locale. Bawsala spiega in questo senso che le
ragioni addotte per le dimissioni dei membri dei consigli
comunali ruotano sempre intorno a "decisioni unilaterali prese
dai presidenti dei consigli interessati e alla rottura del
percorso di dialogo e comunicazione tra il presidente e i
consiglieri". Da parte sua, la Confederazione dei sindaci
tunisini ritiene invece che le recenti dimissioni massicce da
parte dei consiglieri comunali mirino a rimuovere i sindaci
dall'incarico, osservando che l'assenza di un testo legale che
protegga il sindaco dai conflitti politici non è senza
conseguenze per la stabilità dell'amministrazione e
dell'attuazione dei programmi definiti nel bilancio.
Secondo la legge, le dimissioni collettive della maggioranza
dei membri del consiglio comunale portano all'annuncio da parte
del governatore regionale dello scioglimento del consiglio
comunale. L'annuncio dello scioglimento di altri consigli
comunali e lo svolgimento di elezioni suppletive scattano se i
consigli con dimissioni collettive a maggioranza dei loro membri
non riescono a trovare una soluzione consensuale entro 15 giorni
dalla data in cui sono state presentate le dimissioni
collettive. Altrimenti il governatore deve prendere atto di
queste dimissioni.
Secondo le disposizioni dell'articolo 255 del Codice delle
autonomie locali, è richiesta la maggioranza dei tre quarti dei
membri del consiglio comunale per ritirare la fiducia del
presidente del consiglio. Lo scioglimento del consiglio comunale
richiede la maggioranza di 50 voti più uno dei membri del
consiglio. Molti amministratori locali puntano il dito contro le
lacune del nuovo Codice delle collettività locali, la mancanza
di risorse economiche e contro la struttura di un ministero di
riferimento che è quello degli "Affari locali e dell'Ambiente"
del quale chiedono lo sdoppiamento.
Il sindaco di Raoued, Adnan Bouasida, si spinge anche oltre
dichiarando che secondo lui, "esiste un piano per destabilizzare
i consigli comunali e indebolire il potere delle autorità locali
da parte di alcuni governi e partiti politici". Per questo
motivo chiede "di difendere i risultati dei consigli eletti e di
sostenere la loro capacità di assicurare il buon funzionamento
dei servizi nelle città, lontano da calcoli politici ristretti".
Al di là di queste osservazioni rimane il fatto rilevato da
analisti e osservatori di come l'azione di questi consigli
comunali sia sempre stata marcata al loro interno dalle stesse
divisioni, calcoli politici e di parte che dominano la scena
politica nazionale, fino al punto che è possibile ipotizzare che
una serie di nuove elezioni comunali suppletive potrebbe
addirittura influenzare pesantemente il dato per le elezioni
legislative del 6 ottobre prossimo.(ANSAmed)
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Tunisia: ad un anno da comunali, molti consigli a rischio
Due sciolti,ondate di dimissioni. Assenza dialogo in istituzioni