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Libia: analista, Haftar cruciale per conferenza nazionale

Cristiani, il generale troppo forte è problema in ogni caso

Redazione Ansa

(ANSAmed) - IL CAIRO, 21 MAR - Il generale Khalifa Haftar avrà un ruolo cruciale nella riuscita della "Conferenza nazionale" libica annunciata ieri dall'inviato speciale dell'Onu Ghassan Salamé. Ad affermarlo è Dario Cristiani, analista esperto di Nordafrica.

"L'annuncio di Salamé credo mostri, ancora una volta, una sorta di strana dissonanza concettuale tra la realtà strategica sul terreno e la realtà politica della diplomazia", premette Cristiani, "Visiting Fellow" all'International Centre for Policing and Security dell'Università del Galles del sud (Gb).

"Da un punto di vista metodologico, l'approccio di Salamé è corretto: la soluzione ai problemi della Libia deve essere una soluzione libica", con "un approccio che si focalizzi su le variegate forze territoriali, sociali, politiche libiche come attori principali e possibilmente unici, senza interventi esterni", afferma l'analista. Gli attori però, sottolinea, "restano tanti e trovare la quadratura del cerchio in questo contesto è difficile". Inoltre, per Cristiani "vi è un problema di fondo che resta irrisolto e che è la radice di questa dissonanza" tra 'diplomazia' e 'terreno': Haftar ha "oramai un tale potere" territoriale, economico e "di supporto dall'esterno" rispetto al premier Fayez al-Sarraj e agli altri attori libici, "che trovare un accordo politico durevole e stabile con una tale spada di Damocle sulla testa resta impresa ardua, per non dire impossibile".

Cristiani, che è anche analista per la "Jamestown Foundation" di Washington, ricorda che "con l'avanzata di Haftar nel sud (ora riuscita, laddove due anni fa era fallita e il massacro di Brak al-Shatti lo forzò alla ritirata) vi è un evidente disequilibrio delle forze in campo. Da questo punto di vista, un qualsiasi accordo in cui vi sia un attore chiaramente troppo più forte degli altri, sarà sempre foriero di instabilità". Secondo l'analista dunque "si è in un vicolo cieco": da un lato, "un accordo politico che riconosca formalmente la centralità sul terreno di Haftar causerà una serie di problemi, particolarmente a Tripoli con le milizie locali che si sentono in pericolo"; dall'altro, un'intesa "che ignori" questa "centralità" del generale cirenaico "causerà un ulteriore inasprimento" delle sue operazioni militari nel tentativo "di prendere controllo diretto non solo dei territori nell'occidente libico, ma anche di creare problemi a quelle istituzioni fondamentali che al momento può influenzare" ma "non controllare". Il riferimento è ad esempio alla Compagnia Petrolifera Nazionale (Noc) e alla Banca Centrale Libica, "il cui controllo resta un obiettivo di vecchia data di Haftar", ricorda l'analista.(ANSAmed).

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