(di Paolo Paluzzi).
(ANSAmed) - TUNISI, 14 GEN - La Tunisia celebra oggi l'ottavo
anniversario della 'Rivoluzione dei gelsomini', una ricorrenza
che è diventata nel tempo anche l'occasione per fare il punto
sulla situazione del Paese nordafricano.
Ad otto anni da quei giorni tumultuosi, la Tunisia rimane
l'unico Paese tra quelli interessati dalle rivendicazioni di
piazza per una maggior dignità e libertà ad aver superato la
transizione democratica, ma molti problemi di allora rimangono
ancora da risolvere nonostante gli sforzi dei vari governi
succedutisi dopo la cacciata di Ben Ali. In primis,
disoccupazione giovanile e mancanza di sviluppo nelle zone
marginalizzate, ma anche rallentata crescita economica,
accentuata disuguaglianza sociale, terrorismo, corruzione e
economia sommersa.
La classe politica non ha saputo ascoltare la rabbia dei
giovani e non è riuscita ad elaborare un progetto dedicato ai
loro bisogni, per questo sono ricorrenti le manifestazioni di
collera in particolare nelle città del sud. I cittadini
lamentano infatti un sempre maggiore distacco tra le aspettative
dell'uomo della strada ed il mondo politico che sembra
preoccupato quasi unicamente a capitalizzare consensi in vista
dell'importante appuntamento con le elezioni legislative e
presidenziali, previste a fine anno. A riportarli con forza alla
realtà una situazione sociale esplosiva e l'annunciato sciopero
generale per il 17 gennaio da parte del potente sindacato Ugtt
(Unione generale lavoratori tunisini). Il governo di unità
nazionale del premier Youssef Chahed, nella sua terza versione,
sembra in difficoltà nell'attuare le riforme per rilanciare
l'economia e nel contempo a far quadrare il bilancio statale
rispondendo positivamente alle richieste di aumenti salariali
delle varie categorie.
E dire che gli indicatori economici dell'anno appena
conclusosi sono positivi e potrebbero far ben sperare per il
futuro. Il 2018 è terminato infatti con una crescita del 2,6%
secondo la Banca mondiale ed ha visto ritornare il turismo ai
livelli del 2010 con oltre 8 milioni di visitatori in arrivo. E'
la politica, sembra, a non riuscire a dare una risposta alle
rivendicazioni del popolo, soprattutto dei più giovani, che
spesso non vedono altro sbocco per migliorare la propria
condizione di vita che approdare sulle coste europee. E' stato
lo stesso presidente Beji Caid Essebsi ad annunciare nel
settembre scorso la fine dell'alleanza tra il partito modernista
Nidaa Tounes e l'islamico Ennhadha, creando timori per gli
scenari futuri. La crisi del partito Nidaa Tounes, vincitore
delle elezioni del 2014, a partire dal 2016, ha generato una
dinamica imprevedibile che ha provocato spaccature e defezioni e
portato alla formazione di un nuovo gruppo parlamentare chiamato
Coalizione nazionale che diventerà preso un partito vero e
proprio. Anche il partito islamico Ennhadha, primo come numero
di parlamentari, che si è aggiudicato gran parte delle
amministrazioni comunali alle elezioni amministrative del marzo
2018, è in difficoltà a causa del presunto coinvolgimento di un
suo aderente negli omicidi dei due oppositori Chekri Belaid e
Mohamed Brahmi, assassinati a Tunisi nel 2013.
Secondo il costituzionalista Salsabil Kelibi la causa della
fase di stallo attuale sarebbe da ricercare nel regime
presidenziale misto voluto dalla Costituzione, con un parlamento
privato dei suoi poteri e un governo debole, schiacciato dalle
prerogative del presidente della Repubblica. Kelibi rimarca
inoltre la mancanza a tutt'oggi di una Corte costituzionale che
possa dirimere i dubbi interpretativi che sorgono dalla lettura
della carta fondamentale o da conflitti tra poteri dello stato.
La gestione della transizione democratica tuttavia, secondo
molti analisti, non potrà che essere risolta con il dialogo,
come sempre è avvenuto nella storia della Tunisia recente.
Nonostante molti difetti e obiettivi mancati, la 'rivoluzione
tunisina' ha comunque concesso ai cittadini la conquista della
libertà di espressione, anche nella sua forma di critica del
potere politico, e malgrado tutto questa rivoluzione continua a
rimanere nel mondo arabo l'unica stella fragile a brillare
ancora. (ANSAmed).
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Tunisia: otto anni da rivoluzione, da speranza a disincanto
Mondo politico distante da problemi reali della gente