(di Cristoforo Spinella)
ISTANBUL - Dopo gli arresti di giornalisti e le censure,
Erdogan si prende i media di opposizione. Con una clamorosa
operazione finanziaria, il gruppo editoriale del magnate turco
Aydin Dogan, alfiere dell'establishment laico, passa nelle mani
di una cordata di imprenditori vicini al presidente turco.
Un affare da 1,25 miliardi di dollari, indicano le
indiscrezioni della stampa locale, in attesa di un comunicato
ufficiale alla Borsa di Istanbul nelle prossime ore. Sotto il
controllo del 'Sultano' finiscono anche due tra i più venduti
quotidiani di opposizione - il prestigioso Hurriyet e il tabloid
Posta - e le influenti tv Cnn turca e Kanal D. Un pesantissimo
colpo all'indipendenza dell'informazione in Turchia, dopo la
chiusura dei media anti-Erdogan legati alla presunta rete
golpista di Fethullah Gulen, tra cui Zaman.
A guidare la cordata di acquirenti, tra cui ci sarebbe anche
un gruppo straniero, è la holding della famiglia di Yildirim
Demiroren, ex proprietario del Besiktas e attuale presidente
della Federazione calcistica turca, che già nel 2011 aveva già
assunto il controllo dei quotidiani di opposizione Milliyet e
Vatan, cambiandone radicalmente la linea editoriale. Un affare
concluso già all'epoca con il gruppo guidato dall'81enne Dogan,
costretto a cedere i due giornali per pagare una maxi-multa da
2,5 miliardi di dollari per evasione fiscale, che l'opposizione
denunciò come un'intimidazione. Tra i media oggetto della nuova
cessione ci sono anche la versione in inglese di Hurriyet e il
diffuso quotidiano sportivo Fanatik. Alla notizia dell'accordo,
le azioni della holding Dogan e quelle del gruppo editoriale
appena venduto hanno fatto un balzo in avanti di quasi il 20%.
A un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali, che
potrebbero essere anticipate per sfruttare l'euforia
nazionalista dopo la conquista dell'enclave curdo-siriana di
Afrin, Erdogan controlla di fatto quasi tutti i principali media
del Paese. Secondo i calcoli del giornale Birgun, 21 dei 29
quotidiani generalisti a tiratura nazionale faranno adesso capo
al 'cerchio magico' del presidente. In altre parole, il 90%
delle copie in circolazione.
Le poche voci del dissenso restano confinate in pochi
giornali, come Cumhuriyet, e qualche sito indipendente, spesso
alle prese con il pugno di ferro della censura di Stato. E nella
Turchia che dal 2016 è sotto lo stato d'emergenza, 154
giornalisti sono ancora in carcere. (ANSA).
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Bavaglio in Turchia, Erdogan si prende i media d'opposizione
'Hurriyet e Cnn turca a cordata amica per 1,25 miliardi dollari'