(di Tullio Giannotti)
PARIGI - La discesa è diventata caduta libera: per Emmanuel
Macron la luna di miele con i francesi è un ricordo, il 57% non
lo ritiene un buon presidente. E i tempi si annunciano ancora
più cupi: questo mese, il presidente è atteso alla sfida più
rischiosa, quella alla quale ha invitato i sindacati della
categoria più dura, gli 'cheminot', i ferrovieri. Che sono
pronti a fermare i treni e a mettere in ginocchio la Francia
"anche per un mese".
Il sogno di una Francia che, d'un solo tratto, si lasciasse
alle spalle lacerazioni e quel senso di declino che incombeva da
anni, sembra essere svanito. Il presidente giovane, pronto a
dialogare con tutti ma a decidere da solo, rischia di dover fare
i conti con strutture fin qui invincibili. Ha riformato finora a
una velocità da record: lavoro, moralizzazione della vita
politica, giro di vite antiterrorismo, modifica radicale
dell'imposizione che penalizza pensionati e redditi da capitale
a vantaggio delle buste paga dei nuclei familiari più bassi.
Adesso, sulle pensioni e sullo statuto dei ferrovieri rischia
molto di più. Perché non dovrà più piegare un'opposizione che
non riesce a mobilitare le piazze, ma un sindacato di categoria
che da 30 anni non accetta che la posizione degli 'cheminots'
sia messa in discussione: "Siamo pronti a fermare i treni anche
per un mese", hanno fatto sapere. In realtà, Macron e Edouard
Philippe - precipitati in cordata nei sondaggi - cercheranno di
disinnescare la situazione più esplosiva del loro mandato entro
il 15 marzo, scadenza entro la quale i sindacati delle ferrovie
hanno assicurato al governo che non sciopereranno. Sembra quella
di una concertazione l'unica via d'uscita, ma il sentiero è
stretto e impervio. Addirittura impossibile se si vorrà
procedere sulla strada della legiferazione per decreto e
dell'approvazione della riforma prima dell'estate.
I sondaggi parlano chiaro: il capo dell'Eliseo e il suo
premier hanno perso in febbraio ben 6 e 7 punti di popolarità,
finendo al livello più basso da quando sono entrati in carica, a
maggio. Da dicembre, Macron ha perso 11 punti, soltanto il 43%
pensa ormai che sia un buon presidente, contro il 57% convinto
del contrario. Macron perde consensi ovunque, dalla sinistra al
Front National, ma a penalizzarlo di più sono i simpatizzanti di
estrema destra, seguiti dalla gauche non socialista e dalla
destra dei Republicains. Per lui, ora, il rischio è che le
opposizioni che ha schiacciato si coalizzino contro di lui. Le
prove generali le ha fatto Jean-Luc Melenchon, leader della
sinistra radicale della France Insoumise. Che ha difeso a spada
tratta il 'falco' che guida i Republicains, Laurent Wauquiez,
nella sua polemica contro i media: "E' la stampa la prima nemica
della libertà d'espressione", ha tuonato il tribuno della
gauche, denunciando un complotto mediatico pro-Macron e
definendo radio pubbliche come France Info e France Inter "una
specie di Cia mediatica".
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Francia: finita luna di miele, popolarità Macron ai minimi
I sondaggi ora preoccupano. E c'è la sfida ai sindacati