(di Luciana Borsatti)
(ANSA) - ROMA, 26 MAG - Un netto allineamento con l'agenda
politica di Israele e dell'Arabia Saudita, cioè con l'asse
anti-iraniano nella regione. Così Riccardo Alcaro, analista
dell'Istituto Affari Internazionali (Iai) specializzato in
relazioni transatlantiche e Iran, guarda alla prima visita
all'estero del presidente Usa Donald Trump.
Uno allineamento o meglio ancora uno "schiacciamento" sugli
obiettivi degli alleati, osserva ancora Alcaro parlando con
ANSAmed, che rompe con una prassi che "ha sempre visto gli Usa
mantenere una propria autonomia nel definire le priorità, come
fece Obama quando ritenne prioritario raggiungere l'accordo sul
nucleare iraniano" del luglio 2015. E che si può vedere anche in
Siria ed Iraq, dove tuttavia l'analisi è più complessa.
Complessa e non univoca è del resto anche la lettura delle
ragioni, comprese quelle legate a pressioni lobbistiche interne
- prosegue lo studioso - che hanno spinto Trump a questa svolta
di Washington in Medio Oriente: svolta che comporta anche uno
"schierarsi degli Usa con il fronte sunnita" ed un loro ingresso
effettivo "nello scontro settario" con il fronte sciita. "Un
colossale errore strategico", secondo Alcaro, rispetto al
tentativo di maggiore equilibrio della amministrazione Obama.
Certo, la firma del colossale contratto per la vendita di
armi a Riad va letta in termini di relazioni bilaterali e
rientra nella logica del business, osserva ancora l'analista -
- chiedendosi anche se l'Arabia Saudita avrà la capacità di
usare armi tanto sofisticate, visti gli insuccessi dells
offensiva che dal marzo 2015 conduce contro gli Houthi in Yemen.
Ma è certo "bizzarro", aggiunge, che una così netta scelta di
campo sia giunta proprio mentre in Iran veniva rieletto
presidente il moderato Hassan Rohani, sostenuto dai riformisti.
Tanto più spicca per contrasto, dunque, la scelta di
rilanciare all'Iran l'accusa di essere sponsor del terrorismo,
"secondo una formula retorica standard del lessico politico
americano, ma devastante nel contesto attuale": un'epoca cioè in
cui quando si parla di terrorismo islamico "si pensa
immediatamente a quanto accaduto a Manchester, Nizza, Parigi".
Attentati ad opera di un'ideologia sunnita radicale "che
considera gli sciiti iraniani degli eretici" e che "si rifà al
wahabismo, scuola intransigente, intollerante e oscurantista
dell'Islam che ha le sue radici proprio in Arabia Saudita".
L''Iran da parte sua sostiene "gruppi di resistenza
anti-israeliana nei Territori palestinesi", come Hamas a Gaza,
"e soprattutto in Libano", come Hezbollah: due formazioni che il
Dipartimento di stato Usa considera entrambe terroristiche, cosa
che formalmente giustifica la retorica manichea contro Teheran.
E certo non mancano atti di terrorismo attribuito all'Iran, in
particolare tramite il corpo speciale Qods delle Guardia della
Rivoluzione Hezbollah. Come i sanguinosi attentati del 1983
contro una caserma a Beirut in cui morirono oltre 240 marines
Usa e, in un altro contemporaneo attacco, 58 soldati francesi,
tutti parte della missione internazionale di pace. O l'attentato
contro il Centro ebraico di Buenos Aires nel 1994, con 85
vittime, o quello in Bulgaria che nel 2012 costò la vita a
cinque turisti israeliani e al loro autista. "L'Iran è
specializzato in guerre asimmetriche" - osserva ancora Alcaro -
con cui mira a impattare sulle decisioni di Israele e Usa, nel
tentativo di far vedere che c'è sempre un prezzo da pagare".
Ma nel momento in cui si avviasse una normalizzazione con gli
Usa - ipotesi del resto possibile solo con un altro presidente
come Obama, aggiunge - Teheran dovrebbe tagliare i ponti con
Hezbollah: cosa che per l'Iran è assolutamente impossibile,
visto che questo è il pilastro della sua politica di sicurezza
nel caso di minacce da Israele, nonché il suo partner militare a
fianco di Assad in Siria.
Ma l'ala militare del movimento libanese "non si sente un
gruppo terroristico - rimarca - quanto piuttosto una formazione
di resistenza armata paragonabile a gruppi paramilitari che
lottano per una causa nazionale, come il Pkk in Turchia, l'Olp
di Arafat e Hamas. "Movimenti che però agiscono con un'agenda
politica - conclude Alcaro - mentre il terrorismo sunnita di
questi ultimi anni non ha agenda politica definita". (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
'Trump in Medio Oriente schiaccia Usa su asse anti-iraniano'
Alcaro,rilancia accusa sponsor terrorismo quando minaccia è Isis