(di Claudio Salvalaggio)
(ANSAmed) - WASHINGTON, 24 MAR - "Penso che la soluzione sia
pronta, bastano un paio di emendamenti, ma per arrivare ad un
accordo politico serve la pressione della comunità
internazionale": il ministro degli Esteri libico, Mohamed Taha
Siala, tra gli ospiti d'onore all'ambasciata italiana per un
concerto celebrativo dei Trattati di Roma, ha fatto il punto
sulla crisi del suo Paese con due agenzie fra cui l'ANSA.
Durante il recente summit della coalizione globale anti-Isis
e di vari bilaterali, tra cui uno col ministro degli Esteri
Alfano, ha spiegato Siala, "abbiamo ricevuto molto sostegno, in
particolare dagli Usa e dall'Italia per il suo aiuto
umanitario". "Anche dalla comunità internazionale abbiamo
ricevuto molto sostegno ma non è abbastanza", ha precisato.
"Di cosa abbiamo bisogno? Dobbiamo aiutare le parti - ha
risposto - a completare la riconciliazione. Ciò che manca ora è
il riconoscimento di un accordo politico e accettare di lavorare
sotto l'ombrello di un'autorità politica. Non esiste in nessuna
parte del mondo che un'autorità militare lavori separatamente
dall'autorità politica", ha sottolineato, riferendosi al
generale libico Khalifa Haftar, uomo forte dell'est libico.
Poi ha evocato un "secondo problema, lo speaker della Camera
dei rappresentanti di Tobruk che non vuole cedere i suoi poteri
sovrani al consiglio presidenziale" di Tripoli. "Questi sono i
problemi che abbiamo di fronte e abbiamo bisogno di qualcuno che
convinca o faccia pressione sulle parti", ha osservato.
La nuova amministrazione Trump è sensibile alla questione,
pronta ad aiutare? "Nessuno lo sa ancora. Non hanno ancora
finito di nominare lo staff. E' un processo lento. Dobbiamo
aspettare ma non possiamo aspettare, la gente soffre".
E la Russia, che ruolo può giocare? "Sarraj ha fatto una
buona visita" a Mosca, ha sottolineato, auspicando che anche la
Russia "eserciti la sua pressione".
Per Siala "la soluzione è pronta", bastano alcuni
emendamenti, ad esempio "modificare la composizione del
consiglio presidenziale" riducendo il numero dei membri da nove
a "uno più due, per soddisfare le regioni". "Se ci sarà Sarraj
dall'ovest, allora deve esserci un rappresentante dal sud e un
altro da est", ha ipotizzato. "Possiamo separare il consiglio
presidenziale dalla figura del primo ministro, così ci saranno
il primo ministro e il presidente del consiglio presidenziale",
ha aggiunto. "Bastano due, tre emendamenti all'accordo e
convincere le parti", ha assicurato, dicendosi "ottimistico"
perché "non si può vivere senza speranza".
E il ruolo dell'Italia? "Stiamo facendo un buon lavoro con
l'Italia, e questa non è una novità", ha affermato, ricordando
che "quando furono firmati i trattati di Roma l'Italia
insistette per una dichiarazione speciale sul caso libico che ci
ha dato una migliore possibilità di cooperare con la Ue". "Ora
stiamo lavorando sul dossier immigrazione, un dossier molto
complicato", ha proseguito, ricordando poi gli aiuti umanitari
tramite l'ospedale militare di Misurata e l'azione guida nella
Ue per "realizzare qualche schema di sviluppo di fronte alle
aree dove abbiamo problemi legati agli immigranti". La Libia
deve far fronte pure a problemi finanziari: "c'è un bilancio
approvato per il 2017 con un gap finanziario di circa 10
miliardi di dollari. Speriamo che o i prezzi del greggio salgano
un po' o di essere in grado di esportarne di più perché ora
stiamo esportando circa 700 barili al giorno contro la nostra
stima iniziale di 1,6 milioni".(ANSAmed).
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Libia: ministro esteri,pochi emendamenti per soluzione crisi
Ma per accordo politico serve sostegno comunità internazionale