(ANSAmed) - TUNISI, 20 GEN - L'adesione al mercato unico
dell'Ue potrebbe salvare la fragile democrazia della Tunisia.
Questa la tesi sostenuta dal ricercatore Hamza Meddeb in uno
studio pubblicato dall'European Council on Foreign Relations
(Ecfr), think-tank che opera per promuovere un dibattito
paneuropeo su questioni strategiche per l'Europa e contribuire
allo sviluppo di una politica estera europea coerente, efficace
e fondata su valori comuni europei. Mentre sono ancora in corso
tra Tunisia e Europa le complesse trattative legate all'Accordo
di libero scambio completo e approfondito (Aleca), il rapporto
di Ecfr propone un'altra possibilità affermando che l'Europa
dovrebbe prendere una decisione coraggiosa ed invitare la
Tunisia ad entrare nel mercato unico europeo attraverso lo
Spazio Economico Europeo (See), decisione che incentiverebbe le
riforme economiche e di governance di cui il paese ha bisogno
per la stabilità, prosperità ed integrazione delle zone
periferiche.
A sei anni dall'inizio delle "primavere arabe", infatti, la
Tunisia è l'unico fra i paesi coinvolti non ancora sprofondato
in una guerra civile (come Siria, Libia e Yemen) o in una
maggiore autocrazia (come Bahrain ed Egitto). Tuttavia, secondo
Meddeb, la sua transizione democratica è estremamente delicata:
la Tunisia rischia di rimanere intrappolata in quelle stesse
dinamiche che hanno portato al crollo del regime di Ben Ali. Il
principale ostacolo alla stabilità - si legge nel documento - è
rappresentato dalla storica disparità tra la costa mediterranea,
più sviluppata, e quella 'periferia' a lungo dimenticata, ovvero
le aree interne e quelle confinanti con Algeria e Libia. In
queste zone, disoccupazione, povertà e mancanza di opportunità
sono il risultato di decenni di politiche asimmetriche di
state-building messe in atto dalla Francia coloniale e dai
governi indipendenti di Bourguiba (1956-1987) e Ben Ali
(1987-2011). Lo studio prosegue affermando che dal 2011,
nonostante i generosi aiuti internazionali per un totale di
quasi 7 miliardi di dollari solamente tra il 2011 e il 2015, i
governi democratici della Tunisia abbiano fallito nel colmare
questo divario. Al contrario, la guerra nella vicina Libia e la
stretta sul terrorismo e contrabbando nella parte tunisina del
confine, hanno portato all'esclusione di molti cittadini
dall'economia transfrontaliera, sulla quale le comunità locali
contavano e ha portato all'aumento della corruzione dei servizi
di sicurezza frontalieri.
La Tunisia ha bisogno di un coerente piano di sviluppo e di
governance regionale, un piano che decentralizzi gli
investimenti verso le regioni, che migliori il coordinamento dei
fondi e che provveda al completamento dei progetti già
pianificati, al fine di garantire sicurezza e sviluppo economico
delle zone periferiche. L'Ue può assumere un ruolo di primo
piano nell'incoraggiare il governo tunisino a perseguire tale
obiettivo, mediante una più profonda integrazione della Tunisia
nella propria orbita economica e fornendo incentivi e sostegno
al capacity building. Con l'entrata nel mercato unico europeo
attraverso lo Spazio Economico Europeo, le aree marginalizzate
della Tunisia potrebbero infatti ottenere dei vantaggi dai fondi
di coesione See, importanti per lo sviluppo delle regioni più
povere del mercato interno. Inoltre, la Tunisia potrebbe
beneficiare dei meccanismi del cosiddetto 'EEA and Norway
Grants', pensati per incrementare la parità di opportunità,
sicurezza e degli standard di vita.(ANSAmed).
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Studio Ecfr, includere Tunisia in See per salvare democrazia
Adesione mercato unico aiuterebbe riforme,integrazione regionale