(di Francesco Cerri)
(ANSAmed) - MADRID, 29 DIC - Nessuno avrebbe scommesso una
vecchia peseta un anno fa a Madrid su una fine 2016 tanto serena
per la Spagna, sempre guidata dall'inaffondabile Mariano Rajoy e
dati economici da fare impallidire d'invidia il resto dell'Ue.
Per il regno di Spagna è stato un annus horribilis, il più
destabilizzante da quando il paese è tornato alla democrazia
dopo la morte del dittatore Francisco Franco 40 anni fa. La
'crisi infinita' spagnola era iniziata con le politiche del 20
dicembre 2015, che avevano sancito la morte del tranquillo
bipartitismo Pp-Psoe che aveva governato il paese dalla fine del
franchismo, con l'irruzione dei due partiti del 'nuovo', Podemos
e Ciudadanos.
Per 300 giorni è stato il caos. Impossibile formare un nuovo
governo nonostante la ripetizione delle elezioni in giugno, con
un parlamento spaccato, due tentativi falliti di eleggere un
premier, l'onda crescente del malcontento e del populismo, fra
scandali di corruzione e liti intestine nei partiti. Fino alla
svolta del 29 ottobre, quando grazie al cambiamento di rotta del
partito socialista dopo il defenestramento del segretario Pedro
Sanchez, il Psoe per 'senso dello stato' ha permesso l'elezione
di Rajoy, astenendosi, e evitato lo spettro di nuove elezioni,
le terze in un anno.
Da allora la situazione politica si è normalizzata, in un
quadro 'nuovo' dove però il 'vecchio' è tornato al galoppo.
Rajoy ora governa in minoranza e non più con una maggioranza
assoluta ma lo fa prevalentemente grazie a patti puntuali con i
socialisti, formalmente all'opposizione. I due partiti del
'nuovo' si sono trovati emarginati, Podemos indebolito dalla
lotta di potere interna senza esclusione di colpi fra il leader
Pablo Iglesias e il 'numero 2' Inigo Errejon.
Ciudadanos, che aveva concluso un patto di investitura con
Rajoy, si trova marginalizzato dal dialogo fra i protagonisti
del 'vecchio' bipartitismo, Pp e Psoe. Una situazione che
conviene a tutti e due. "Patto a patto, tutti contenti",
sintetizza Abc. Rajoy governa senza eccessivi scossoni, il Psoe
ottiene correzioni sociali importanti, guadagna tempo per
ricostruirsi e superare le spaccature della gestione Sanchez
evitando possibili elezioni anticipate che i sondaggi annunciano
catastrofiche per i socialisti, con un umiliante 'sorpasso' di
Podemos a sinistra.
La Spagna per diversi analisti appare di nuovo una oasi di
stabilità in una Ue nella tempesta. Dei cinque 'grandi' europei
riuniti da Angela Merkel a Berlino il mese scorso per l'ultimo
vertice con Barak Obama è il solo saldamente al potere. Matteo
Renzi è caduto dopo il referendum, Francia e Germania affrontano
imprevedibili elezioni chiave nel 2017, Londra ha già quasi un
piede fuori.
Certo Madrid dovrà gestire l'anno prossimo la patata bollente
della spinta catalana verso l'indipendenza. Ma per "Rajoy il
sopravvivente" - come lo ha definito El Mundo, uno dei
primi europei a parlare con Donald Trump dopo la sua vittoria, è
l'ora del ritorno alle poltrone di prima fila nella politica Ue.
(ANSAmed).
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Spagna fuori da 'annus horribilis', torna oasi di stabilità
E' ora il solo grande nella Ue fuori da turbolenze elettorali