(di Mattia Bernardo Bagnoli)
(ANSAmed) - MOSCA, 11 AGO - Tra lo zar e il sultano è
scoppiata ufficialmente la pace. Dopo mesi di gelo, accuse
reciproche e una sostenuta 'information war' da parte russa, i
due nemici-amici sono dunque pronti a guardare al futuro.
Ma c'è una frase, sibillina, pronunciata dal presidente turco
Recep Tayyip Erdogan in piena conferenza stampa congiunta con il
suo "caro amico" Vladimir Putin, destinata a tenere più di ogni
altra cosa sulle spine Washington e Bruxelles. L'annuncio di
Ankara di voler sviluppare una cooperazione con la Russia nel
settore "dell'industria difensiva" e della produzione militare.
Erdogan, in altri passaggi munifico di dettagli, qui è stato
parco di subordinate. Eppure, per un paese-chiave dell'Alleanza
Atlantica come la Turchia, la 'glasnost' su una questione tanto
delicata, soprattutto in tempi di quasi guerra fredda, dovrebbe
essere all'ordine del giorno.
Putin ha senz'altro apprezzato. Lo zar, infatti, non solo può
ben sostenere - ad uso e consumo della propaganda interna,
tonico gradito per le elezioni politiche di settembre - di aver
vinto la mano di poker con il sultano, ma anche di aver portato
a casa una rinnovata partnership con una nazione cruciale per
gli interessi economico-geopolitici della Russia (l'esportazione
del gas è uno di questi). Tanto è vero che Erdogan si è detto
disponibile a portare l'intesa bilaterale a livelli persino
"superiori" a quelli pre-crisi. Il che s'inserisce perfettamente
nella 'strategia della pressione' varata dal Cremlino nei
confronti del blocco euro-atlantico.
Un "asse" - espressione di Erdogan - fra Mosca e Ankara, al
di là dei normali rapporti di buon vicinato, sarebbe infatti una
vittoria per Putin, anche in chiave della complessa partita per
la soluzione della crisi siriana. E se è vero che l'incontro tra
i due era in preparazione da mesi, facilitato dai servigi
dell'imprenditore turco Cavit Çağlar, ben connesso con le alte
sfere russe, e dalla mediazione del presidente kazako Nursultan
Nazarbaiev, resta un fatto: la visita a Putin è il primo viaggio
all'estero di Erdogan dalla notte del tentato golpe (quando
Putin, e lo stesso Nazarbaiev, 'bruciarono' gli alleati Nato
nell'esprimere sostegno al presidente turco).
Insomma, se un paese tradizionalmente amico come l'Ucraina si
è distanziato da Mosca, il rischio è che la Turchia post-golpe
invece se ne avvicini, fosse anche solo per alzare la posta
nella partita negoziale con Ue e Usa. Per Putin sarebbe comunque
una vittoria e chiuderebbe a punteggio pieno l'azzardo
dell'apertura 'dell'arco di crisi' sul fronte sud. (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Turchia: l'asse tra lo zar e il sultano sfida l'Occidente
Putin riguadagna un alleato e Erdogan apre a cooperazione Difesa