(di Claudio Accogli)
(ANSAmed) - ROMA, 15 GIU - L'avanzata delle milizie fedeli
al governo Sarraj su Sirte "è sorprendente", la presenza di
migliaia di miliziani dell'Isis "era probabilmente sovrastimata"
ma "è difficile che cedano la città facilmente". E' l'analisi di
Mattia Toaldo, dell'European Council on Foreign Relations
(Ecfr), che parla in una intervista all'ANSA.
"Bisogna vedere se e quando le milizie vinceranno la
battaglia di Sirte. E' già stato sorprendente che siano arrivati
nel centro. La presenza dell'Isis è stata probabilmente
sovrastimata, quando si parlava di 6.000 combattenti, ma anche
se fossero solo centinaia è difficile che cedano il controllo di
Sirte facilmente, anche perché non hanno vie di fuga", spiega
l'analista. "Quindi aspettiamo a dichiarare la vittoria, anche
se le milizie di Misurata (impegnate in prima linea
nell'offensiva, ndr) ci tengono molto".
Resta il problema del 'day after' una eventuale vittoria. La
sconfitta dell'Isis potrebbe rappresentare un "incoraggiamento"
per tutte le milizie libiche "a unirsi".
Intanto, a Tripoli negli ultimi giorni 12 detenuti accusati
di aver preso parte alla repressione contro i ribelli
anti-Gheddafi nel 2011 sono stati liberati, e l'indomani mattina
trovati uccisi in varie parti della capitale. "Il livello di
caos, in tutto il Paese, è molto forte e anche il governo più
efficiente ci metterà molto tempo a controllare questo caos. E
il governo Sarraj non è certamente il più efficiente",
sottolinea Toaldo.
"L'uccisione dei gheddafiani è un segnale preoccupante; la
loro liberazione rientrava nel percorso di riconciliazione tra
le milizie di Misurata, 'azionista di maggioranza' del governo
di unità e vasti settori" legati al defunto rais, anche per
evitare quello che è accaduto in Iraq, dove l'ex regime si è
schierato con l'Isis". Ma evidentemente a Tripoli "non tutti
condividono questa riconciliazione".
E gli Stati Uniti, qual è il loro ruolo nel Paese? "Bisogna
tener presente che la Libia non è mai stata importante per gli
Usa. Tanto meno ora, dopo l'attacco a Bengasi nel 2012", quando
morirono l'ambasciatore Chris Stevens e altri tre statunitensi.
Una vicenda, al centro di nove inchieste negli Usa,
immortalata nel film '13 Hours' di Michael Bay. Dopo la strage,
e le polemiche contro l'allora segretario di Stato Hillary
Clinton, "Barack Obama ha paura che qualsiasi legame forte tra
l'amministrazione e la Libia possa essere visto con sospetto".
Preoccupa la crescita dell'Isis, ma la presenza Usa "è discreta,
con alcuni raid mirati. L'obiettivo politico è quello di evitare
la frantumazione del Paese in mille pezzi". (ANSAmed).
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Libia: esperto, è presto per cantare vittoria a Sirte
Toaldo, 'sorprende avanzata milizie. Ma Libia resta nel caos'