(di Mattia Bernardo Bagnoli)
(ANSAmed) - MOSCA, 15 MAR - "Spero che il ritiro delle nostre
truppe possa dare un impulso al processo di pace". Vladimir
Putin sceglie il giorno della ripresa dei negoziati infrasiriani
a Ginevra per annunciare al paese - e al mondo - 'missione
compiuta' e dare così il via alla sua exit strategy dal
ginepraio siriano, in barba a quanti predicevano uno scenario
afghano per la prima avventura bellica della Russia al di fuori
del cortile di casa sin dai tempi dell'ex Unione Sovietica.
Ma, trattandosi di Putin, 'cautela' è la parola d'ordine che
serpeggia a Mosca a poche ore dall'annuncio: il rischio, secondo
diversi osservatori, è che il leader del Cremlino stia tentando
l'ennesimo 'rilancio'. "Potrebbe anche trattarsi di un bluff",
commenta all'ANSA il politologo e 'putinista' Stanislav
Belkovsky. "Dietro a questo annuncio - argomenta - possiamo
benissimo immaginare ci siano state delle trattative con gli Usa
e Putin si aspetta delle concessioni, forse anche sul fronte
ucraino, e se non ci saranno degli sviluppi concreti può sempre
riaprire le ostilità sul fronte siriano". A raccomandare
prudenza sono anche alcune fonti diplomatiche europee, che
ricordano che i russi manterranno "le chiavi dello spazio aereo
siriano" e dunque, per quanto i raid andranno senz'altro a
diminuire, i rapporti di forza sul campo, ora che le truppe
governative di Assad sono in grado di reggersi sulle proprie
gambe, non muteranno. Anzi, saranno in grado di portare a
termine qualche "manovra espansiva" nelle aree chiave di Damasco
e Aleppo. "Inoltre - sottolinea una fonte - noi non sappiamo
cosa si dicono gli americani e i russi nei gruppi di contatto
sulla Siria, e dunque questo annuncio di Putin va preso
senz'altro con le pinze".
A pesare, in un certo senso, potrebbe essere di più il fronte
interno, con una situazione economica in Russia che resta
precaria e l'alta volatilità dei prezzi del petrolio a zavorrare
gli introiti del bilancio statale. Come dire, meglio sfruttare
la prima finestra utile per sbandierare al popolo il 'veni vidi
vici' e porre un freno alle intense operazioni militari. Che
all'ultimo calcolo approssimativo costavano all'erario almeno
otto milioni di dollari al giorno. La motivazione economica però
non convince Belkovsky. "L'intervento in Siria, anche durasse un
anno, costerebbe un miliardo di dollari alla Russia: per quella
che è la valutazione del denaro di Putin, è niente". Resta però
l'appeal della promessa mantenuta: intervento breve, dall'alto
ritorno di immagine, e ricco potenzialmente di dividendi
politici - oltre che di gloria militare per l'armata rossa. "Ora
la Russia deve intensificare la sua partecipazione ai negoziati
infrasiriani", ha detto d'altra parte Putin al suo ministro
degli Esteri Serghei Lavrov. Traduzione: lo spazio politico è
stato assicurato, largo alla diplomazia. Il Cremlino, non ha
caso, ha fatto sapere che Assad si è detto "pronto" a dare
inizio al "processo politico" all'interno del paese quanto
prima. Il suo futuro, ha sottolineato il Cremlino, non è stato
ovviamente al centro della telefonata tra il presidente siriano
e quello russo, come da prassi. La Siria che verrà è affare dei
siriani, vanno ripetendo i russi da mesi. Ora la palla passa
agli 'sherpa' a Ginevra. I militari russi, nel mentre,
controlleranno che la tregua sia rispettata. E poi si vedrà.
(ANSAmed).
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Putin apre a pace in Siria. Ma cautela sulle mosse dello zar
Belkovsky, sullo sfondo trattative con gli Usa, può essere bluff