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Tunisia:intifada del lavoro o possibile seconda rivoluzione?

Scenario simile al 2010-11 ma diverso paesaggio politico

Redazione Ansa

(ANSAmed) - TUNISI, 26 GEN - Analizzare i motivi profondi delle proteste sociali che i giovani tunisini delle regioni sfavorite in nome del diritto al lavoro e ad un maggior sviluppo stanno portando avanti in queste settimane in Tunisia potrebbe aiutare a capire se ci si trovi di fronte ad una semplice, seppur di notevoli dimensioni, rivendicazione di diritti oppure ad una seconda rivoluzione. Le rivendicazioni dei manifestanti infatti sono le stesse di 5 anni fa, ovvero ''lavoro e dignità'', meno corruzione e più sviluppo per le regioni svantaggiate. Dopo anni di promesse disattese, la pazienza del popolo sembra essersi trasformata in una sorta di ''intifada'' del lavoro. Ma oggi non è la dittatura, quanto piuttosto la democrazia quella che non può soddisfare le legittime richieste di questi giovani e questo fattore potrebbe rivelarsi molto pericoloso, perché la democrazia potrebbe perdere il suo appeal dinanzi agli occhi dei suoi cittadini più sfavoriti. Cinque anni fa, l'avvertimento era stato piu' o meno chiaro: o le istituzioni si occupano dei problemi sociali ed economici della gente, o la Tunisia, in un modo o nell'altro, si ritroverà a vivere situazioni anche violente. Le cifre sulla disoccupazione giovanile di alcune regioni sono davvero allarmanti con un tasso che sfiora il 30%, al quale bisogna aggiungere il fatto che solo il lavoro pubblico risulta essere regolamentato e che i salari sono oltremodo bassi. Impossibile pero' tracciare un quadro preciso della situazione visto che il settore informale e quello legato al contrabbando contribuiscono a creare qualche posto di lavoro. Rimane il fatto che moltissimi giovani rimangono senza alcuna occupazione. Ma alla domanda se ci si trovi di fronte ad un altra rivoluzione molti analisti politici rispondono di no.

Anche se si ha l'impressionante sensazione di tornare al passato, si possono riscontrare alcune differenze, piu' che altro di tipo politico, rispetto ad allora. Contrariamente al 2011, le grandi masse di Tunisi non pensano che questi giovani stiano attuando una rivoluzione e nemmeno che i fatti di questi giorni ne siano il prolungamento. E' da notare inoltre che la settimana di scontri, abbia causato fortunatamente un solo morto, e centinaia di feriti lievi, per lo più tra le forze dell'ordine, segnale evidente degli ordini impartiti delle autorità di non calcare la mano sulla modalità repressione. Finora la protesta non presenta alcuna colorazione politica o sindacale ma c'e da scommettere che, se la situazione non viene risolta in fretta, ci potrebbe essere presto qualcuno interessato a strumentalizzare per interessi di parte l'intera questione. (ANSAmed) Leggi l'articolo completo su ANSA.it