(di Francesco Cerri)
(ANSAmed) - MADRID, 11 SET - Con l'avvio ufficiale della
campagna per le cruciali elezioni regionali catalane, che
coincide oggi con la giornata della Diada che vedrà sulla
Meridiana di Barcellona centinaia di migliaia di
indipendentisti, inizia l'autunno di fuoco della politica
spagnola, che culminerà in dicembre con le legislative ad alto
rischio per Mariano Rajoy. Il premier popolare ha annunciato
ieri che le politiche si terranno con ogni probabilità il 20
dicembre. Sul voto nazionale peseranno pesanti incognite. In
primo luogo il risultato delle regionali catalane del 27
settembre, che gli indipendentisti, sfidando apertamente Rajoy,
vogliono trasformare in un plebiscito per l'indipendenza.
L'ultimo sondaggio Cis pubblicato ieri conferma che le due liste
secessioniste ('Junts pel Si' del Cdc centrista di Mas con la
sinistra di Erc, e quella degli anti-sistema della Cup) insieme
potrebbero ottenere di misura la maggioranza assoluta nel nuovo
parlamento di Barcellona, con 68-69 seggi su 135. Avrebbero però
solo il 44% dei voti. I partiti 'spagnolisti' il Psoe e il Pp
sono dati in forte calo, con rispettivamente 16-17 e 12-13
seggi, superati da Ciudadans (19-20) e Podemos (18-19).
Il presidente catalano uscente il nazionalista Artur Mas ha
annunciato che se vinceranno, gli indipendentisti inizieranno
una "disconnessione" dalla Spagna con l'obiettivo di arrivare
alla secessione in 18 mesi. Una prospettiva che suscita già
altissima tensione con Madrid. Il premier ha dichiarato
incostituzionale l'ipotesi di una secessione catalana e minaccia
di commissariare la regione se Mas andrà allo scontro. Le prime
mosse verso la secessione, in caso di vittoria degli
indipendentisti, interverrebbero però con il Parlamento spagnolo
già sciolto per le politiche di dicembre. Secondo il quotidiano
La Razon questo potrebbe frenare la risposta del governo
centrale che in base all'articolo 155 della Costituzione ha
bisogno di un voto del Senato prima di agire contro una regione.
L'incertezza politica è accentuata anche dalle incognite che
l'emergenza dei due partiti antisistema alle locali e regionali
di giugno, Podemos e Ciudadanos, fanno pesare sulla futura
governabilità del paese. I sondaggi in vista delle politiche di
dicembre danno per ora attorno al 28% circa il Pp di Rajoy e al
24% il Psoe di Pedro Sanchez. Ma il sistema spagnolo è ora
quadripolare e sembra escluso che uno dei due grandi partiti
tradizionali possa ottenere la maggioranza assoluta. I sondaggi
danno il 16% circa a Podemos di Pablo Iglesias, circa il 13% a
Ciudadanos di Albert Rivera, oggi l'uomo politico più popolare
del paese. Il prossimo governo spagnolo con ogni probabilità
sarà una coalizione fra 'nuovo' e 'vecchio' - Pp-Cds o
Psoe-Podemos - a meno che non si arrivi a un inedito patto
Pp-Psoe. I negoziati saranno probabilmente lunghi, lasciando un
governo Rajoy ad interim indebolito a gestire la possibile crisi
della secessione catalana, la più grave per la Spagna dalla fine
della dittatura franchista.(ANSAmed).
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Spagna: autunno di fuoco per Rajoy, Catalogna a rischio
Podemos e secessione grandi incognite verso politiche dicembre