(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 17 LUG - Le cronache tunisine delle
settimane immediatamente successive alla strage di turisti sulla
spiaggia di Sousse sono caratterizzate dalle notizie di decine
di arresti di persone sospettate di essere terroriste, di essere
fiancheggiatrici di gruppi jihadisti o solo sostenitrici. Una
risposta dura dello Stato che, quanto meno, sta dando l'immagine
di reagire con durezza a quanto accaduto.
Ma sino a quanto tale azioni è realmente efficace?
Le centinaia di arresti che, dall'attentato al Bardo sino ad
oggi, sono stati operati, pur se meritori, non danno
l'impressione che la lotta al terrorismo islamico sia stata
vinta o quanto meno sia sulla buona strada per esserlo. E questo
sostanzialmente per due ordini di motivi: gli arresti sono
giunti purtroppo dopo due azioni violente, sanguinarie quanto
spettacolari e quindi sotto forma di risposta; le operazioni di
polizia sembrano avere colpito solo lo strato superficiale di un
fenomeno molto più complesso di quel che si vuole dare ad
intendere.
Pur se potrebbe apparire un paradosso, la morte in Libia di
Abou Iyadh (sempre che essa sia inequivocabilmente confermata)
se ha decapitato Ansar al Sharija tunisina, ha contestualmente
confermato che la guerra contro il terrorismo non può essere
vincolata al territorio, ma deve entrare in un'ottica di
transnazionalità, e quindi di azione comune tra Stati alle prese
con il medesimo problema.
Arrestare decine di salafiti o takfiristi, come stanno
facendo le forze di sicurezza tunisine in quasi tutte le
province del Paese (altro elemento inquietante), per assurdo che
possa sembrare appaiono più d'aiuto ai governi regolari di Siria
e Iraq, interrompendo il flusso di miliziani che vogliono unirsi
all'Isis, ma meno alla Tunisia, dove la gente comune comincia a
chiedersi perchè quest'opera di pulizia non sia stata fatta
prima, quando pure erano evidenti le contaminazioni dell'Islam
della parte della componente più estremistica sunnita.
Anche l'enfasi data alla chiusura delle moschee
''irregolari'' (quelle sfuggite al controllo del Ministero degli
Affari religiosi) è la conferma che si sapeva benissimo della
loro esistenza e di come, in esse, si faceva un capillare
proselitismo per l'Islam armato. Ma ci sono voluti i massacri
del Bardo e di Sousse per spingere ad una azione che appare
assolutamente intempestiva e priva di una vera capacità di
rimuovere le metastasi integraliste.
(ANSAmed).
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Tunisia: quali risultati della lotta al terrorismo?
Si susseguono gli arresti, ma dubbi su efficacia strategia