(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 09 LUG - La barriera che, entro la fine di
quest'anno, correndo lungo 168 chilometri della frontiera,
dividerà materialmente Libia e Tunisia più che conseguenza di
una decisione presa per motivi di sicurezza in funzione
anti-terrorismo, appare come una risposta che deve valere
all'esterno come all'interno del Paese.
L'annuncio, fatto in modo ufficiale dal primo ministro
tunisino Habib Essid, ha colto di sorpresa, non fosse altro
perchè per l'opera sono stati fissati tempi brevissimi
d'esecuzione, forse troppo considerate la lunghezza del
tracciato e le condizioni climatiche in cui le maestranze si
troveranno a lavorare già dalle prossime settimane.
La barriera (perchè di barriera si tratta e non di un muro)
consentirà di controllare la parte più a rischio della frontiera
con la Libia, quella da cui, come concordano investigatori ed
analisti, è più facile passare, in una direzione o nell'altra.
Con effetti sotto gli occhi di tutti, come dimostra la
''storia'' comune degli attentatori del museo del Bardo, così
come di quello della spiaggia di Sousse, arrivati tutti dalla
Libia.
Quali saranno gli effetti pratici? Difficile prevederlo,
perchè la barriera sarà un deterrente, perchè, anche grazie
all'ausilio dell'elettronica, renderà più difficili, ma non
certo impossibili, gli sconfinamenti.
Ma i risultati maggiori questa iniziativa li avrà sul fronte
politico perchè dimostra (o dovrebbe dimostrare) che da parte
del governo tunisino c'è stato finalmente quel cambio di
velocità nell'azione contro i terroristi islamici che da troppi
anni era reclamata. E' il primo vero atto concreto per
combattere gli jihadisti, autoctoni o importati, ma giunge
oggettivamente in ritardo rispetto ad una situazione che era da
tempo emergenziale. La dichiarazione dello stato di emergenza e
l'annuncio della barriera con la Libia potrebbero essere i primi
segnali concreti di un diverso approccio contro lo jihadismo.
Perchè lo stato di emergenza consente alle forze armate di
gestire anche questioni di ordine pubblico e, quindi, di
comprimere le libertà personali sull'altare della sicurezza
dello stato; perchè la barriera significa che,alle dichiarazioni
ed ai provvedimenti, seguono, finalmente, atti concreti. Il
governo Essid sembra avere imboccato la strada del decisionismo,
in questo aiutato dall'appoggio del partito islamico Ennahdha a
decisioni importanti, come lo stato di emergenza. Ma è un
mandato condizionato dai risultati che, se non arriveranno,
avranno l'effetto di travolgere un governo che forse ha atteso
troppo. (ANSAmed).
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Tunisia: con la Libia una barriera contro la paura
Motivazioni e possibili risultati di una decisione inattesa