(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 20 MAR - Oggi la Tunisia si ferma per
ricordare l'anniversario (è il cinquantanovesimo) della fine del
protettorato francese e, quindi, la conquista di una
Indipendenza inseguita per decenni.
Una ricorrenza che, nel Paese, è sempre stata molto sentita
(conseguenza anche degli anni della presidenza di Bourghiba, che
ben capiva che solo un accettato comune percorso politico poteva
fare della Tunisia un vero Stato), ma che oggi mischia, a quello
simbolico, anche un significato più attuale: il fronte unitario
contro il terrorismo.
L'attacco di due giorni fa - quale che ne fosse il vero
obiettivo, Parlamento o Bardo - sta lasciando dietro e per i
tempi a venire, oltre alle decine di vittime, un corollario di
dubbi ed incertezze su quel che è la Tunisia del 2015 e su
quello che sarà il suo futuro. La nebulosa jihadista, al di là
dei morti ammazzati, ha spiazzato la Tunisia che sembrava avere
trovato in sé e nella capacità di raggiungere la democrazia gli
anticorpi necessari per allontanare il pericolo dell'islam
integralista.
Oggi invece, tra cerimonie ufficiali, inni e sventolio di
bandiere nazionali, la gente è costretta ad interrogarsi se e in
cosa si è sbagliato nella gestione della transizione dalla
dittatura alla democrazia e se, soprattutto, siano stati fatti,
come pure appare evidente, degli errori di strategia e contrasto
che, per assurdo che possa apparire, in qualcuno stanno
generando una rivalutazione del pugno di ferro usato da Ben Ali
contro gli islamisti.
Ma la Festa nazionale resta un momento molto importante
perché riporta ad una epopea di unità nazionale che convogliò,
contro l'istituzione del Protettorato, le menti migliori che si
erano coagulate intorno all'idea dell'Indipendenza. Un movimento
di popolo che vedeva nella Francia non la benevola entità che
garantiva sicurezza, come Parigi voleva accreditare, ma la
traduzione di una politica coloniale che nella vicina Algeria
già mieteva vittime in quella che sarebbe diventata una guerra
civile che contrappose persone che, pur vivendo nel medesimo
territorio, si sentivano cittadini di due Stati differenti.
La nascita della Tunisia come Stato realmente indipendente,
nonostante siano trascorsi quasi sesant'anni, resta un punto
fermo del Paese che, ogni 20 marzo, si ritrova unito, pur
partendo da concezioni ed ideologie diverse e spesso
antitetiche. Una unità che oggi la maggior parte dei tunisini
rivendica con forza sapendo che solo da essa potrà partire una
efficace azione per svellere, da proprio tessuto sociale, il
cancro dell'integralismo.(ANSAmed).
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Tunisia: le ombre della strage sulla festa l'indipendenza
59 anni fa la fine del protettorato francese