(ANSAmed) - ROMA, 06 FEB - Due anni fa, in una grigia
giornata d'inverno, a pochi passi dalla sua abitazione, fu
ucciso Chokri Belaid, in un agguato terroristico che ancora oggi
non ha ufficialmente dei colpevoli.
Martire laico della Tunisia democratica, nata dalle ceneri
del regime di Ben Ali, Belaid resta un simbolo per un Paese che,
ancora oggi, è alla ricerca di certezze e, quindi di stabilità,
per il presente e per le generazioni future.
L'assenza di un colpevole, di chi ha pianificato, organizzato
ed attuato l'uccisione di Belaid è, però, un macigno sulla
strada della nuova Tunisia che solo rispondendo ai tanti perchè
di questa morte potrà dirsi veramente capace di estirpare dal
suo tessuto sociale la pianta venefica dell'eversione.
La gragnuola di proiettili che inchiodò Belaid
sull'automobile che, quella mattina, come tutte le altre
mattine, l'attendeva davanti casa per portarlo al lavoro, uccise
l'uomo, tentando di fare lo stesso anche per tutto quello che
egli simboleggiava. A cominciare dalla battaglia che,
quotidianamente, conduceva contro le distorsioni dell'islam, con
la conseguente deriva terroristica. Ma la laicità che traspariva
in ogni atto politico di Belaid non significava il rifiuto
dell'islam, che era la sua religione, ma di cui aveva una
visione di tolleranza e condivisione avversata invece da coloro
che, anche oggi, considerano l'islam come qualcosa da imporre e
non invece da promuovere.
La Tunisia che partecipò in massa alle esequie di Belaid -
milioni le persone che il corteo funebre costeggiò sino al
cimitero di El Jallez dove la salma fu inumata nel famedio dei
Martiri - ha però perso per strada la consapevolezza della forza
del messaggio dell'esponente politico, la sua piena
consapevolezza che, per portare il Paese verso la democrazia, la
società deve avere la forza di espellere le forze più
oscurantiste e violente.
Ma questa operazione, all'indomani del martirio di Belaid, ha
cozzato contro interessi ben diversi di chi non ha voluto
cogliere la pericolosità di cui alcune frange estremistiche si
sono fatte portabandiera già nelle ore successive all'agguato.
Quale eredità ha lasciato Chokri Belaid?
Sarebbe facile rispondere ricordando le sue battaglie di
civiltà. Ma forse a rendere al meglio quel che ha lasciato ai
suoi connazionali basta rispondere con il nome della sua vedova,
Besma Khalfaoui, che non si è ripiegata nel ricordo del marito,
ma ha portato avanti le sue idee, con una dignità che non l'ha
fatta cadere nella seduzione di chi ha tentato, sino a pochi
giorni fa, di ''arruolarla'' per sfruttarne la tragedia a fini
politici. (ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Tunisia: il pesante lascito politico di Chokri Belaid
Due anni fa l'uccisione dell'esponente laico