(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 12 GEN - L'Algeria, Paese d'origine dei
fratelli Kouachi (anche se erano immigrati in Francia di seconda
generazione), sembra in questi giorni agitarsi tra due estremi:
la consapevolezza d'essere 'obbligata' a condannare l'accaduto
ed a esprimere solidarietà nei confronti di Parigi e dei
francesi; un accennato senso di ribellione al fatto di trovarsi
suo malgrado coinvolto nelle dinamiche dell'internazionale del
terrorismo islamico.
Nel decennio nero, quello della guerra civile che ha
insanguinato l'Algeria a partire dai primi anni '90, con
l'effimera vittoria islamista alle elezioni politiche e la
durissima reazione dell'Esercito, il Paese ha affrontato un
cammino durissimo, punteggiato da violenze, spesso
indiscriminate, da tutte e due le parti.
La Carta della Riconciliazione, fortemente voluta da
Bouteflika e che nel 2005 ha dispiegato tutti i suoi effetti
pacificatori, se ha consentito il rientro nella società civile
di centinaia di combattenti islamisti, per quanto assurdo possa
sembrare, ha dato alle forze di sicurezza un giustificazione
giuridica per perseguire, con pugno di ferro, chi non ha voluto
cogliere quella opportunità ed è quindi confluito nelle
formazioni della jihad.
Ma ora gli sforzi immani per ''pacificare'' il Paese vengono
toccati, sia pure marginalmente, dalla vicenda parigina in cui
due figli lontani d'Algeria sono stati protagonisti di un atto
di inaudita ferocia. Un Paese che si professa tollerante (ma che
mantiene evidenti limitazioni all'esercizio di un culto diverso
dall'Islam) si trova oggi quasi obbligato a ribadire - lo ha
fatto il ministro per gli Affari religiosi, Aissa - che i luoghi
di preghiera e culto di tutte le fedi in Algeria sono in
sicurezza e protetti. Quasi che qualcuno abbia potuto paventare
che l'Algeria - Paese costituzionalmente laico, ma islamico nei
fatti - possa essere interessata da una ondata di violenze che
riguardino i non musulmani.
E' questo un paradosso che rischia di perpetrarsi per lungo
tempo dal momento che anche l'Algeria è vittima della
sotterranea opera di penetrazione di imam e predicatori
integralisti che, spesso foraggiati dalle ricche monarchie del
Golfo, di confessione wahabita, portano in giro il verbo più
violento e aggressivo.
Resta comunque la sensazione che l'Algeria, davanti
all'orrore delle stragi jihadiste in Francia, abbia scelto la
strada del distacco reale, come testimoniano molti media
algerini, che hanno coperto l'evento forse non con l'attenzione
che meritava. Pur se le Istituzioni, al massimo livello (il
presidente Bouteflika è stato tra i primi ad esprimere
solidarietà a Francois Hollande) sono state sollecite a
schierasi contro il terrorismo. (ANSAmed).
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Strage Parigi:paradosso Algeria, distacco e partecipazione
E' il Paese origine fratelli Kouachi