(di Luciana Borsatti)
(ANSAmed) - ROMA, 20 OTT - Un modo per rispondere alle tante
pressioni internazionali per un intervento della Turchia a
favore della città siriano-curda di Kobane, rivolgendosi però
ad un proprio storico alleato nell'area, il governo regionale
del Kurdistan iracheno di Massoud Barzani, senza cedere spazio
alla storico 'nemico' rappresentato dai curdi di casa propria.
Interpreta così Stefano Maria Torelli, ricercatore dell'Ispi
(Istituto per gli studi di politica internazionale) di Milano,
la scelta di Ankara di consentire ai 'peshmerga' iracheni di
raggiungere Kobane attraverso il territorio turco.
"Vista la necessità di mantenere stabili i propri confini, ma
anche il deterioramente dei rapporti con altri Paesi dell'area -
osserva Torelli parlando con ANSAmed - non è un caso che la
Turchia abbia scelto i curdi iracheni, con cui da tempo
intrattiene buoni rapporti".
Rapporti, ricorda, avviati già all'epoca della prima guerra
del Golfo del 1991 e proseguiti anche grazie all'importante
ruolo svolto dalle imprese turche nella ricostruzione del
Kurdistan iracheno dopo la caduta di Saddam Hussein. E
rafforzati anche dal fatto che Ankara, sottolinea Torelli, è uno
dei pochi acquirenti diretti - senza cioè la mediazione di
Baghdad - del petrolio del Kurdistan.
Ankara così risponde alle accuse di voler lasciar cadere
Kobane nelle mani dell'Isis pur di non aprire le frontiere ai
combattenti curdi turchi - e così rischiare di favorire un
rafforzamento della loro causa autonomista - come alle pressioni
Usa per un suo ruolo più attivo e un contributo concreto nella
coalizione internazionale contro lo Stato islamico. Ma vi è
anche un'altra considerazione relativa all' "immagine della
politica turca - osserva ancora l'analista politico - che
dimostra con questa concessione di non avere preconcetti
anticurdi, ma al tempo stesso li discrimina al loro interno".
Non vi è però ora la possibilità che i curdi della Turchia si
uniscano ai loro cugini iracheni, aggirando il blocco posto da
Ankara per il passaggio della frontiera? Improbabile, secondo
Torelli, "perché i rapporti sono difficili anche tra curdi
iracheni e turchi: i curdi sono divisi al loro interno, e questa
è la loro debolezza" anche al fine di un unico stato curdo.
Ma restano incerte anche le sorti della guerra contro l'Isis,
e non solo a Kobane. "In effetti la scelta più logica sarebbe
stata quella di lasciare intervenire i curdi della Turchia, che
non sono impegnati su altri fronti come quelli iracheni. Al di
là della sua valenza simbolica, infatti, Kobane non è l'unico
fronte aperto contro lo Stato islamico".
Dalla loro, d'altra parte, i curdi turchi non possono contare
nemmeno sull'opposizione interna ad Erdogan di ispirazione laica
e nazionalista. "Paradossalmente i curdi sono più invisi a
quest'ultima che ad Erdogan - conclude Torelli - che pur aveva
avviato un processo di pace con il Pkk di Ocalan". Il quale ha
già avvertito che il processo rischia di saltare se Kobane
cadesse in mano all'Isis. Ma questo non è ancora accaduto.
(ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Isis:'Ankara risponde su Kobane ma senza cedere a curdi Pkk'
Torelli, curdi Iraq alleati storici che non amano cugini turchi