(di Claudio Accogli)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 2 SET - Il web gronda sangue: è quello
delle vittime dei boia di al Qaida, che dall'Iraq all'Egitto
passando per lo Yemen, decapitano e sgozzano i "nemici" davanti
alle telecamere e pubblicano le immagini sui social network.
Nuovo orrore dopo la decapitazione di James Foley, di un soldato
curdo in Iraq e di quattro "collaboratori del Mossad" in Sinai.
Le massime autorità religiose sunnite sono scese in campo fino
alla Dar al Ifta del Cairo, che ha invitato a chiamare i
miliziani dell'Isis "terroristi" e non "Stato islamico", perché
con i loro atti violano la Sharia.
Ieri è toccato a tre uomini, uccisi nei giorni scorsi in
Yemen perché accusati di essere "spie americane" e di
collaborare con gli Usa fornendo informazioni sui bersagli da
colpire nel Paese con i micidiali droni che hanno falcidiato i
jihadisti. Le immagini dei tre, in una pozza di sangue con la
gola squarciata, sono state "distribuite" via Twitter. Lo stesso
social network dove è ancora possibile trovare altro orrore
targato al Qaida, o meglio Al Qaida nella Penisola arabica, il
suo braccio saudita-yemenita: le foto della strage del 9 agosto,
13 i soldati di Sanaa sgozzati.
E nel Sinai egiziano, dove la scorsa settimana i qaedisti
della regione, Ansar beit al Maqdis, hanno pubblicato su Youtube
la tremenda decapitazione di quattro persone accusate di essere
"spie di Israele", altri quattro cadaveri senza testa sono stati
trovati nelle ultime 48 ore. Poiché appare chiaro che dietro
agli efferati delitti c'é al Qaida, si attende con
preoccupazione l'arrivo di altri brutali filmati, di altre
"esecuzioni" senza pietà di presunti "collaborazionisti". La
situazione nella Penisola preoccupa non poco le autorità del
Cairo. L'offensiva contro i terroristi è in corso da oltre due
anni, e dopo la destituzione di Mohamed Morsi, nell'agosto 2013,
si registra una vera e propria escalation. Il bilancio
approssimativo - non esistono fonti ufficiali poiché nella
regione è in corso un'operazione militare - è di quasi 500
morti, 300 tra i terroristi, 150 tra le forze di sicurezza, e
almeno 50 civili innocenti. "Siamo oramai costretti a prendere
le strade meno sicure, le arterie principali vengono chiuse
dalle 17, quando scatta il coprifuoco", racconta un residente
coperto da anonimato. L'economia è al collasso, con centinaia di
negozi costretti a chiudere e anche alcune grandi aziende in
seria difficoltà. Ansar beit al Maqdis ha lanciato una vera e
propria "caccia alla spia": "Fanno dei posti di blocco,
soprattutto di notte, e fermano quelli che reputano
collaborazionisti. Hanno già ucciso almeno 10 capi tribù, e
costretto centinaia di famiglie alla fuga per paura di
ritorsioni". I miliziani avrebbero ricevuto rinforzi da
jihadisti arrivati dalla Libia, legati all'organizzazione del
Sinai dai vincoli delle grandi famiglie beduine. Ma il Cairo
guarda con molta preoccupazione anche a quello che accade lungo
il suo confine occidentale: la Libia è divisa in tre parti, i
qaedisti di Ansar al Sharia hanno proclamato un Califfato a
Bengasi e sono pronti alla guerra contro tutti, compresi i
miliziani al potere a Tripoli: "Sono contro l'Islam. Noi
vogliamo issare le bandiere della Sharia". A Bengasi le forze
del generale Khalifa Haftar, vicine al Parlamento di Tobruk
sostenuto a spada tratta dall'Egitto, patiscono una violenta
offensiva contro l'aeroporto della città, uno dei pochi centri
nevralgici ancora sotto il controllo di Haftar. Ieri il
Parlamento ha reincaricato Abdullah al Thani di formare un
governo entro 15 giorni. Ma le autorità sono state costrette ad
ammettere di aver perso il controllo di Tripoli. In molti temono
che i boia di al Qaida inizino a far parlare di sé anche nella
martoriata Libia.(ANSAmed).
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Da Yemen a Egitto boia al Qaida insanguinano il web
Nuove decapitazioni e sgozzamenti. Jihadisti attaccano a Bengasi