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Qatar: prosegue la diplomazia dei petrodollari

Un dono da 1,5 miliardi dollari al Marocco

Redazione Ansa

(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 25 LUG - E' probabilmente il più ricco Stato al mondo, facendo una molto immaginifica proporzione tra territorio e popolazione residente. E, si parla del Qatar, lo si vede ormai da un decennio abbondante da quando l'emirato è riuscito, nell'ordine, a fare fruttare ulteriormente gli immensi guadagni derivati dall'estrazione ed esportazione del petrolio; a darsi una visibilità planetaria con iniziative di grande spessore (come, ad esempio, il gran premio di Formula 1 o i mondiali di calcio, peraltro abbondantemente chiacchierati per la loro assegnazione, in odore di corruzione); ad intrecciare rapporti internazionali privilegiati; ad ergersi come paladino dell'islam sunnita.

Obiettivi ambiziosi e certamente di lungo periodo, per il raggiungimento dei quali la classe dirigente qatarina ha saputo coniugare purezza religiosa, ricchezza, spregiudicatezza e pazienza. Ma stiamo pur sempre parlando di un Paese molto piccolo, che ha solo nella consistenza dei suoi depositi in banche, titoli e fondi gran parte della sua credibilità. L'ultimo esempio della diplomazia dei petrodollari, cioè della tessitura di trame tra la sua e la cancellerie di molti Stati (musulmani nella quasi totalità) è arrivata dal dono da un miliardo e mezzo di dollari (un terzo già elargito) a favore del Marocco, che lo utilizzerà per portare avanti le riforme che dovrebbero consentire un più rapido iter del processo di modernizzazione.

Un dono enorme, che però il Qatar è stato ben felice di mettere a disposizione del 'management' del Regno, alle prese con i grandiosi progetti messi in cantiere da Mohamed VI che, su questo, sta giocando il futuro delle sue sorti personali e con esso della monarchia. Una iniziativa che salda ancora di più i rapporti gia solidissimi tra il piccolo emirato e il Regno, uniti dalla medesima visione dell'Islam, pur se con mire differenti. Se quelle di Mohamed VI si possono riassumere nella sicurezza e nella crescita sociale ed economica dei suoi sudditi, il Qatar da tempo lavora, oltre che aumentare la sua ricchezza, soprattutto per rafforzare la corrente sunnita dell'Islam schierandosi più o meno manifestamente con coloro che lottano gli sciti. Un appoggio che passa sempre per il 'dio dollaro', sotto forma di aiuti che, negli scenari più incandescenti, significano armi. Non è quindi un caso se il Qatar è entrato pesantemente, quando discretamente, nella scena politica di Paesi come la Tunisia, verso cui sono sempre aperti i rubinetti economici, mentre è in evidente crescita l'influenza politica. Cosa che ha fatto e fa ancora storcere il naso a tanti tunisini, soprattutto giovani, che nell'aiuto del Qatar non vedono disinteressata generosità, ma tanta voglia di ingerenza.

Ma i signori del petrolio del Golfo non arretrano e continuano a tessere le loro trame. (ANSAmed).

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