(di Demetrio Manolitsakis)
(ANSAmed) - ATENE, 7 LUG - L'iniziativa di Alexis Tsipras -
il leader di Syriza, il partito di sinistra radicale e maggior
partito d'opposizione in Grecia - di proporre agli altri partiti
del cosiddetto arco anti-memorandum la formazione di un fronte
politico per bloccare la privatizzazione del 30% della Dei,
l'azienda pubblica che produce elettricità, altro non sarebbe
che la prova generale per testare le possibilità di ottenere le
firme di 121 deputati per impedire l'elezione del presidente
della Repubblica e condurre la Grecia a elezioni anticipate.
Questa almeno è l'opinione di diversi osservatori politici.
In effetti per ottenere la riapertura del Parlamento - ora
chiuso per le ferie estive - e l'avvio di un dibattito in aula
per l'approvazione di un referendum sono sufficienti le firme di
120 deputati ma non sono abbastanza per indire il referendum,
per il quale - in base alla Costituzione - servono una delibera
in merito del Consiglio dei ministri e una maggioranza di 180
voti in Parlamento. Numeri ovviamente impossibili vista
l'attuale situazione politica.
Tsipras - che aveva tentato, senza successo, di trasformare
le elezioni europee di maggio in un referendum contro il governo
- ora si è messo alla testa di un'altra battaglia che potrebbe
avere gli stessi risultati anche nel probabile caso in cui
venissero raccolte le 120 firme: infatti anche se riuscisse a
coagulare intorno a Syriza gli altri partiti dell'opposizione,
si tratterebbe comunque sempre di un raggruppamento niente
affatto omogeneo che potrebbe sciogliersi davanti alla prima
divergenza politica. In questo caso si confermerebbe la tesi,
avanzata da molti, secondo la quale Syriza non ha i numeri per
governare.
All'appello di Tsipras hanno già risposto "sì" Panos
Kammenos, il leader del partito di destra Greci Indipendenti
(Anel), e Fotis Kouvelis, il leader di Sinistra Democratica
(Dimar) seppur con qualche riserva in attesa delle decisioni
degli organi del partito che si riuniranno oggi. Anel e Dimar
sono i due partiti maggiormente penalizzati nelle elezioni
europee. Il primo ha perso gran parte del proprio elettorato
mentre il secondo non ha ottenuto nemmeno un europarlamentare.
Inoltre Tsipras, accettando le condizioni poste dal Partito
Comunista di Grecia (Kke) - che chiede l'abolizione di tutte le
leggi sulla liberalizzazione dell'energia varate dal 1990 sino
ad oggi - rischia di essere accusato di antieuropeismo in quanto
la liberalizzazione dell'energia non è una misura imposta alla
Grecia dalla troika (Fmi, Ue e Bce) né tantomeno una scelta del
governo. Si tratta, invece, di una scelta politica dell'Ue
adottata 17 anni fa e attuata da tutti i governi tranne che da
quello greco il quale aveva ottenuto una proroga decennale
scaduta già da oltre cinque anni. Durante tutto questo tempo i
governi della Grecia (sia di centro-sinistra che di
centro-destra) non hanno fatto assolutamente nulla in questa
direzione perché non hanno voluto scontrarsi con i sindacalisti
dell'azienda, alcuni dei quali sono oggi in attesa di giudizio.
Da parte sua il governo appare adesso deciso a procedere
sulla strada delle riforme senza considerare il prezzo politico
che esse comportano e accusa i dipendenti dell'azienda di essere
"istigati" da Syriza per impedire la messa in atto di una
decisione politica che riguarda una privatizzazione e non lede
in nessun caso i diritti dei lavoratori che sono garantiti dalla
legge. A dimostrazione di ciò, sostiene il governo, c'è il fatto
che il tasso di partecipazione allo sciopero non ha superato il
60%, percentuale bassa rispetto ad altre mobilitazioni del
passato. Del resto si è capito sin da subito che il primo
ministro Antonis Samaras era ben deciso ad andare sino in fondo
in questa disputa con l'opposizione. "Non permetterò a populisti
fanatici e a coloro che creano false impressioni nel popolo
greco di impedire le riforme strutturali necessarie", aveva
detto il premier, sottolineando la propria ferma volontà di
difendere le scelte politiche del governo.(ANSAmed).
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Grecia: Syriza fa le prove generali per elezioni anticipate
Con la proposta di un ampio fronte politico contro il governo