(ANSAmed) - ROMA, 15 APR - Ancora poche ore e l'Algeria saprà
se ha consegnato ancora una volta il suo futuro nelle mani di
chi - Abdelaziz Bouteflika - le ha garantito stabilità negli
ultimi quindici anni oppure ha scelto di cambiare, dimostrando
di avere la forza di spazzare una classe politica a suo modo
affidabile, ma sclerotizzata e sempre circondata da un'aura di
corruzione.
Giovedì si apriranno ufficialmente i seggi in tutto il Paese
e saranno ore di tensione perché, se l'implacabile macchina di
raccolta di consensi di Bouteflika ha fatto sino in fondo il suo
dovere, l'esito sebbene scontato non sarà certo
tranquillizzante. La campagna è stata, nel rispetto della
tradizione, a partenza lenta per infuocarsi negli ultimi giorni
quando i partigiani della decina di candidati si sono
confrontati a muso duro, cercando di fare valere le rispettive
ragioni.
Se si guarda alla consistenza - numerica ed economica - delle
''divisioni'' messe in campo, non ci dovrebbe essere storia
perché Abdelaziz Bouteflika (e per lui il potentissimo clan
familiare) ha mostrato una organizzazione capace di rastrellare
voti ovunque e, di concerto, anche una disponibilità
finanziaria che ha ridotto al lumicino le speranze dei suoi
avversari. Vale poco, peraltro, la circostanza che Bouteflika,
piegato da una condizione fisica precaria dopo i gravi malanni
neurologici dello scorso anno, sia stato un candidato virtuale,
che ha pressoché disertato gli eventi pubblici, affidando la sua
campagna a vecchi filmati e fotografie che lo ritraevano in
piena forma, circondato da vecchi e bambini, singole persone o
gruppi tra bandiere nazionali e grandi sorrisi.
Se le urne gli confermeranno il consenso popolare, Abdelaziz
Bouteflika si troverà ad affrontare delle prove durissime (in
campo economico così come dell'architettura costituzionale)
perché l'Algeria sembra ormai poco disposta ad accettare tutto
nell'interesse della stabilità, che è certo cosa importante, ma
che sembra non bastare più a larghissimi strati della
popolazione, alle prese con una macchina dello Stato dalla
burocrazia paralizzante ed immanente, cui tutto viene ricondotto
spesso in modo esasperante.
E' questo uno dei nodi su cui ha lavorato il principale
avversario di Bouteflika nella corsa a diventare l'inquilino del
palazzo di el Mouradia, Ali Benflis, ex ministro della
Giustizia, uomo ammantato dalla fama di duro ed integerrimo,
soprattutto in materia di lotta alla corruzione. Non sarà certo
un caso se negli ultimi giorni i media vicini al presidente
hanno scatenato una tremenda offensiva contro Benflis (che
godrebbe di importanti appoggi da parte della comunità
intellettuale algerina della diaspora), a sua volta difeso dagli
organi di informazione indipendenti o dichiaratamente
anti-governativi. E ieri sera, a Zeralda, un sostenitore del
presidente uscente ha letteralmente passato per le armi un
giovane che aveva osato protestare per la caciara che i
supporter di Bouteflika facevano per strada.
Un segnale inquietante, che si aggiunge alle scaramucce tra
attacchini che, organizzati in vere e proprie bande, si
contendono, anche con la forza, gli spazi dove piazzare i
manifesti dei candidati che li pagano. Intanto la macchina del
voto è già partita, con 48 uffici itineranti che, nel Sud del
Paese, raccoglieranno le schede di chi non ha la possibilità di
raggiungere i seggi. Un'area di difficile interpretazione dal
punto di vista delle previsioni di voto perché spesso epicentro
di proteste e abitata da popolazioni di origine nomade che con
Algeri hanno avuto sin dall'Indipendenza un rapporto difficile.
(ANSA)
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Algeria: giovedì presidenziali, Bouteflika grande favorito
Ma paese e' in bilico e montano polemiche e violenze