(di Demetrio Manolitsakis) (ANSAmed) - ATENE, 24 MAR - Le
verifiche della troika (Fmi, Ue e Bce) sull'andamento dei conti
e delle riforme in Grecia sono terminate ma le difficoltà per il
governo rimangono. L'accordo raggiunto con i rappresentanti dei
creditori internazionali crea infatti non pochi grattacapi al
governo e apre una serie di discussioni sulla sua efficacia.
Dopo l'ottimismo con cui ha accolto la fine delle trattative con
la troika e il raggiungimento dell'accordo che apre la strada
all'assegnazione di nuovi aiuti, ora il governo di Atene deve
fare i conti con un gruppo, anche se piccolo, di parlamentari
della maggioranza eletti in sedi periferiche che esprimono
perplessità sull'efficacia di alcune riforme strutturali
proposte dall'Ocse e considerate dai rappresentanti della troika
di fondamentale importanza per il rafforzamento della
competitività dell'economia greca, tra cui quella che riguarda
la data di scadenza del latte fresco.
La Grecia è tuttora l'unico Paese dell'Unione Europea che
definisce per legge come latte "fresco" quello di semplice o di
bassa pastorizzazione e fissa in cinque giorni la durata del
prodotto per il consumo. La troika ovviamente non poteva non
chiedere l'armonizzazione della legislazione greca a quella
dell'Ue. "Tutti i Paesi dell'Unione europea hanno due tipi di
latte. Dovete anche voi seguire la pratica comunitaria", sembra
aver detto durante le trattative il tedesco della troika
Matthias Mors, al ministro greco per lo Sviluppo Costis
Hatzidakis. In altre parole, la troika ha chiesto che la durata
del prodotto non sia più decisa dal governo ma che sia compito
dell'azienda produttrice stabilirla a seconda della tecnologia
di cui dispone, come avviene con tutti i prodotti alimentari.
Inoltre la riforme strutturali proposte dall'Ocse mirano,
secondo la troika, anche alla riduzione del prezzo dei prodotti
alimentari, tra cui pure quello del latte fresco che attualmente
in Grecia costa oltre il 30% in più della media europea, mentre
quello del latte pastorizzato è tra i più alti in Europa e
nonostante la crisi economica negli ultimi tempi è aumentato del
13%.
Da parte loro, i deputati che si oppongono alla riforma
sostengono che essa non porterà ad alcuna riduzione del prezzo
del latte e che invece mira a favorire l'importazione di questo
prodotto da altri Paesi dell'Europa del Nord, danneggiando così
gli allevatori greci. Da qui il motivo della loro contrarietà a
votare a favore di tale accordo. I deputati eletti nei grandi
centri urbani a loro volta si dicono stanchi delle proteste dei
loro colleghi di periferia e chiedono l'intervento dei leader
dei due partiti al governo per rimettere ordine all'interno
della maggioranza.
Da parte sua, il governo si prepara a presentare in
Parlamento il disegno di legge entro la fine della settimana. Si
tratterà, secondo le prime indiscrezioni, di un testo composto
da tre articoli: il primo riguarderà il pacchetto delle riforme
strutturali chieste dall'Ocse, il secondo la ricapitalizzazione
delle banche e il terzo la parte dell'avanzo primario del
bilancio del 2013 che dovrà essere distribuito alle famiglie
maggiormente colpite dalla crisi.
Secondo vari osservatori politici, il governo e i leader dei
due partiti hanno tutto il tempo a disposizione per riuscire a
convincere i dissidenti sulla necessità della riforma del
mercato di latte, ma non sono in grado di dare una risposta su
cosa farà l'ex premier socialista Giorgos Papandreou e il gruppo
dei deputati a lui vicini, soprattutto per quanto riguarda la
ricapitalizzazione delle banche, questione su cui Papandreou
spesso ha espresso opinioni diverse da quelle dell'esecutivo.
L'ufficio politico dell'ex premier ha annunciato che "Papandreou
si riserva di prendere posizione sugli accordi dopo che il testo
sarà stato presentato in Parlamento e continuerà, come ha sempre
fatto, a sostenere l'impegno del Paese".
E' ovvio che sino ad oggi esisteva un'irregolarità nel
mercato di latte in Grecia. I fattori che l'avevano determinata
erano diversi: prima di tutto il latte prodotto nel Paese non è
sufficiente per coprire il fabbisogno nazionale e di conseguenza
la Grecia deve importarne. Il latte prodotto in Grecia proviene
da una miriade di piccole aziende sparse in tutto il Paese, cosa
che comporta alti costi di produzione. Per di più, l'allevamento
del bestiame avviene per lo più nelle stalle in quanto la Grecia
non dispone di grandi distese per l'allevamento dei bovini. A
tutto ciò occorre aggiungere la frastagliata geografia del Paese
che, fra centinaia di isole e zone montuose, fa aumentare ancora
di più i costi di produzione. (ANSAmed).
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Grecia: ora è il latte fresco il nuovo ostacolo del governo
Il contrasto tra difficile mercato interno e regole comunitarie