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'Dal mar Nero il petrolio può arrivare all'Egeo'

Climatologo: 'Tante variabili da calcolare, agire quanto prima'

Redazione Ansa

(di Stefania De Francesco)

ROMA - "Sono tanti gli elementi da valutare" per capire le conseguenze dello sversamento di petrolio causato dall'esplosione della diga di Kakhovka ma ovviamente "prima si agisce per evitare che finisca in mare, soprattutto in mare aperto, meglio è" perché il percorso "dal Mar Nero può arrivare sino al mar Egeo, nel Mediterraneo". Lo spiega il climatologo dell'Enea, Gianmaria Sannino, esperto anche in modellistica delle correnti marine, precisando di fare un ragionamento sulla base "delle informazioni a disposizione, tutte da verificare, perché bisogna capire di che sostanza si tratta esattamente, quale quantità e dove si è sversata, perché a seconda che sia finita nel fiume Dnipro o sulla costa o in mare aperto le conseguenze cambiano". Tuttavia, osserva l'esperto conversando con l'ANSA, "agire in uno scenario di guerra è ovviamente più complicato e bisogna capire chi e come può intervenire. Il petrolio in genere galleggia e la prima cosa da fare è circoscrivere l'area con boe a serpentone galleggianti, spiega Sannino, ricordando che in alcuni casi invece il materiale inquinante può scendere più basso e provocare ulteriori complicazioni.

Facendo poi una ricostruzione teorica, se il petrolio "finisce nel mar Nero, si deve distinguere la zona: se resta lungo la costa o si spinge in mare aperto. Nel primo caso le correnti marine che circolano in senso antiorario sono più deboli, in particolare in estate quando ci sono anche venti meno forti. Correnti più forti sono invece nel centro e possono spingere più in fretta la chiazza verso il Bosforo, dove una parte del petrolio può essere catturata dalla circolazione del mar di Marmara e finire attraverso lo stretto dei Dardanelli nel nord dell'Egeo". L'esperto osserva che se la chiazza di petrolio fosse spinta fino nel Bosforo "la Turchia potrebbe intervenire per arginarla, evitando che si propaghi". Comunque, se fossero confermate 150 tonnellate, per quanto sia una quantità consistente "non è poi tantissimo se si considera la quantità che può trasportare una petroliera", aggiunge Sannino, rilevando che comunque bisogna evitare che finisca in mare aperto anche perchè "il mar Nero è un ecosistema molto piccolo, e il mar di Marmara ancor di più, e queste concentrazioni di inquinante possono risultare importanti e danneggiare fortemente la vegetazione e la fauna marina". Con maggiori dettagli a disposizione, conclude Sannino, "esistono strumenti di precisione e una modellistica che possono fornire dati fondamentali per intervenire".

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