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Giornata ambiente, UpM chiede urgenti azioni a difesa Mediterraneo

Mare ospita 1% acqua del pianeta ma concentra 7% microplatiche

Redazione Ansa

NAPOLI - L'Unione per il Mediterraneo (UpM) chiama in vista della Giornata mondiale per l'ambiente del 5 giugno tutti i Paesi a urgenti azioni per salvaguardare il delicato ecosistema del Mar Mediterraneo, ricordando che questo ospita l'1% dell'acqua del pianeta ma concentra il 7% delle microplastiche al mondo.

Le stime - sottolinea l'UpM in un comunicato - parlano di un inquinamento di 570.000 tonnellate di plastica ogni anno. Una quantità che equivale al peso di 50 Torre Eiffel di rifiuti di plastica che vengono gettati in mare, un quantitativo che potrebbe quadruplicare entro il 2050 se si prosegue con lo scenario attuale. Per l'UpM l'entità del problema richiede "un impegno urgente e azioni delle Regioni dell'area" e anche di "raggiungere la riduzione a lungo termine della produzione di rifiuti di plastica sulla terra che sono poi la fonte dell'inquinamento verso il Mediterraneo".

L'Unione ha appoggiato negli ultimi giorni il progetto TouMaLi, che contribuisce alla riduzione dei rifiuti che finiscono in mare causati dal turismo e promuove le soluzioni dell'economia circolare come la riduzione e il riuso dei rifiuti in Marocco, Egitto e Tunisia. Il progetto sostenuto dall'UpM "Cacciatori di plastica" è attivo invece dal 2013 e punta a rafforzare la conoscenza diffusa dell'origine della plastica marina per poter formulare dei consigli ai governi dei Paesi del Mediterraneo e per aumentare la consapevolezza nella società civile. Il progetto in particolare sottolinea l'importanza di eliminare gli oggetti di plastica da usare una sola volta, che rappresentano 8 su 10 pezzi trovati nel Mediterraneo.

Nell'ambito del progetto sono state analizzate quattro aree protette dell'area e 40 specie marine, dove sono state trovate tracce di questi rifiuti non solo nell'acqua ma anche nei sistemi digestivi di molti organismi acquatici, dalle tartarughe marine a balene e molluschi. E' stata creata anche una piattaforma digitale per i dati sui rifiuti in tutta l'area del Mediterraneo. Sono stati formati 250 professionisti nella gestione dei rifiuti marittimi, coinvolgendo 30 municipalità in una rete di città costiere contro l'inquinamento marittimo. E' stato anche pubblicato un report con le raccomandazioni di politiche di buone pratiche per migliorare la gestione dei rifiuti marittimi. Attualmente 50 organizzazioni civili sono coinvolte nelle campagne di pulizia delle spiagge. Il segretario generale dell'UpM Nasser Kamel, sottolinea che la lotta contro l'inquinamento di plastica dovrà essere al centro dell'attività politica della regione: "uccide la vita marina, danneggia i sistemi naturali e contamina la catena alimentare marittima. Visto che il Mediterraneo è un mare chiuso ogni impatto di inquinamento dalla parte settentrionale ha forti conseguenze su quella meridionale e viceversa. L'UpM crede fermamente che l'effettiva riduzione dell'inquinamento marittimo nel Mediterraneo può essere raggiunta solo con lo sforzo collettivo e la cooperazione tra tutti i Paesi e la società civile del mare". Sul tema interviene anche il vicesegretario con delega alle acque, all'ambiente e all'economia blu Almotaz Abadi: "l'UpM lavora su tre livelli - spiega - per combattere l'inquinamento della plastica e proteggere il Mediterraneo.

Prima di tutto attraverso le piattaforme politiche dei diversi Paesi membri, che hanno adottato nel 2021 due dichiarazioni ministeriali ambiziose sull'ambiente e l'azione climatica nella Blue Economy. Poi promuovendo un dialogo nell'area del Mediterraneo per armonizzare e rafforzare le regole e le azioni sul clima. Infine è stata avviata una collaborazione operativa per sostenere l'assistenza tecnica ai progetti regionali come il Plastic Busters o TouMali".

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