(ANSA) - SULMONA, 14 SET - Sono tornati dal Tirolo austriaco,
dall'Alto Adige e dalla Baviera nel Parco Nazionale della
Maiella per ammirare le bellezze dell'Appennino abruzzese, ma
soprattutto per cogliere i segreti della convivenza con il lupo
e l'orso, difficile, ma qui possibile. Sono allevatori,
ricercatori, funzionari dei Länder, rappresentanti istituzionali
e operatori economici delle montagne alpine che, in missione per
il Progetto "LIFEstockProtect", insieme a un gruppo di esperti
della European Wilderness Society, hanno visitato pascoli e
allevamenti monticanti guidati dall'Ufficio Veterinario del
Parco, per comprendere come gli allevatori della Maiella, la
'Montagna Madre', abbiano saputo rielaborare e consolidare il
rapporto di convivenza con i grandi predatori.
I lupi, di recente tornati in Tirolo e in Baviera provenienti
dall'Appennino, da Slovenia e Germania, trovano spesso nei
pascoli tirolesi greggi non particolarmente protette, perché la
lunga assenza del predatore da quelle montagne ha fatto
dimenticare l'uso di condurre gli animali al pascolo sotto la
custodia continua del pastore e dei cani e l'utilizzo di stazzi
protetti per la notte, come invece è sempre accaduto in Abruzzo.
Agli allevatori abruzzesi va riconosciuto il merito non solo
di aver ripreso la tradizione antica della buona gestione delle
pecore al pascolo, ma anche di aver collaborato con il Parco
della Maiella negli ultimi anni affinché questa tradizione
venisse rinforzata nelle nuove aziende e presso i giovani
allevatori, che lavorano in un contesto di speciale tutela a
volte difficile e profondamente cambiato dal punto di vista
ecologico. Grazie a loro, gli oltre 100 lupi della Maiella, come
rilevato da studi del Parco, "si servono" degli animali
domestici solo per il 5% della loro dieta: questo perché c'è
ampia disponibilità di prede selvatiche, come cinghiali, cervi e
caprioli, ma soprattutto perché gli allevamenti ben custoditi
non sono "scelti" di frequente dal lupo, che teme l'uomo e,
quando può, preferisce starne lontano.
"I nostri colleghi settentrionali - spiega il veterinario del
Parco Simone Angelucci - oltre che molto interessati agli studi
condotti dai tecnici del Parco della Maiella, sono rimasti
colpiti nell'ascoltare i racconti di allevatori e pastori che
hanno garantito di non avere alcun problema con il lupo o,
almeno, che le rare predazioni non costituiscono il problema
principale per l'economia dell'azienda. Visitando gli
allevamenti hanno osservato come i pastori conducono le greggi
al pascolo, insieme a cani da pastore abruzzesi e sistemi di
protezione, tra cui recinzioni elettrificate o metalliche
consegnate dal Parco per consolidare le strategie di
prevenzione". Una visita che è stata occasione per discutere su
temi come importanza ecologica del mantenimento di attività di
pascolo sostenibili, qualità dei prodotti, biodiversità
agroalimentare e necessità di attenzione istituzionale ai
piccoli allevamenti che deve venire con la nuova programmazione,
con la PAC (Politica Agricola Comune).
Il modello offerto dagli Allevatori della 'Montagna Madre',
come viene chiamata la Maiella, attento alle caratteristiche del
territorio, legato alla biodiversità dei pascoli, in filiera
corta, dunque connesso alle economie territoriali, si identifica
con una costante e irrinunciabile custodia degli animali al
pascolo: ed è così l'unico che riesca a evitare che la presenza
del lupo, pregio e simbolo della montagna europea, diventi
occasione di conflitto. (ANSA).
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Allevatori Maiella, quando convivere con il lupo è possibile
In visita a Parco operatori Tirolo austriaco,Alto Adige, Baviera