Rubriche

Wwf: basterebbe 30% acque Med protette per far salire stock pesce

Oggi 9.68% tutelato. Con aumento protezione tonno rosso +140%

Redazione Ansa

NAPOLI - Gli stock ittici del Mediterraneo, inclusi quelli di grande valore commerciale di nasello e cernia, potrebbero rigenerarsi se solo il 30% del mare venisse protetto efficacemente, mentre oggi solo il 9,68% è indicato come 'protetto' e solo l'1,27% è effettivamente tutelato.

E' questo lo scenario proposto dal report del WWF "30 per 30: Possibili scenari per rigenerare la biodiversità e gli stock ittici nel Mediterraneo" che analizza i benefici che l'interruzione della pesca insostenibile, della pesca illegale e di altre attività dannose in aree selezionate, porterebbe alla biodiversità marina e alle popolazioni ittiche. Lo studio è stato condotto in collaborazione con i ricercatori del CNRS-CRIOBE Francese, l'Ecopath International Initiative e l'ICM-CSIC Spagnolo.

L'analisi scientifica evidenzia che nei prossimi anni, se la pesca insostenibile e le altre attività industriali proseguiranno agli stessi livelli di oggi, gli stock ittici nel Mediterraneo continueranno a diminuire, e pone invece come obbiettivo la protezione efficace di specifiche aree, fino a raggiungere il 30% del Mediterraneo, unita alla gestione sostenibile delle attività economiche nella restante parte del bacino: questo garantirebbe l'aumento degli stock ittici commerciali e una ripresa dell'ecosistema marino.

I risultati dello studio mostrano che le catture degli sparidi (come saraghi, dentici) potrebbero aumentare del 4-20% e quelle dei grandi pesci demersali (che vivono sui fondali) di interesse commerciale (come il nasello) fino al 5%. Aumentando la superfice protetta, nel Mediterraneo Occidentale ci sono aumenti potenziali degni di nota: la biomassa di predatori come gli squali potrebbe aumentare fino al 45%, mentre la biomassa di specie commerciali come le cernie potrebbe aumentare del 50% e il nasello potrebbe perfino raddoppiare. Anche il tonno rosso, la popolazione più iconica e commercialmente importante del Mediterraneo, potrebbe potenzialmente rigenerare la sua biomassa fino a un aumento record del 140%.

"Oggi abbiamo la prova scientifica - spiega Marina Gomei, del WWF Mediterranean Marine Initiative - che la protezione di aree chiave del Mediterraneo è un modo efficace per ricostituire gli stock ittici più importanti e fermare la drammatica perdita di specie e habitat che sta minacciando il nostro mare. Queste aree marine hanno un enorme potenziale per sostenere il settore della pesca e le economie locali, già ampiamente colpite dalla pandemia da COVID19, e aumentare la nostra resilienza contro il cambiamento climatico. Il prossimo decennio deve vedere il Mar Mediterraneo di nuovo al centro delle agende ecologiche ed economiche dei nostri governi se vogliamo assicurare un futuro per il quasi mezzo miliardo di persone che vivono nella regione". A fine 2021, ci si aspetta che i leader mondiali adottino un nuovo Piano Globale post-2020 per la Biodiversità per fermare e invertire la perdita di natura. Più di 50 Paesi, inclusa l'Italia, hanno già chiesto un impegno per proteggere il 30% del Pianeta entro il 2030. Questo impegno dovrebbe poi essere applicato dai Paesi Mediterranei nel Piano regionale per la biodiversità da adottare a dicembre alla 22° Conferenza delle Parti della Convenzione di Barcellona. A tal fine, il WWF chiede a tutti i governi mediterranei di sviluppare tempestivamente dei piani di azione regionali e nazionali più ambiziosi per fornire una protezione adeguata al Mar Mediterraneo.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it