(V. 'Sviluppo sostenibile, strada ancora lunga...' delle 16.08)
(ANSAmed) - ROMA, 12 NOV - «Trasformazione è la parola
chiave»: lo ha sottolineato Angelo Riccaboni, membro del
dipartimento di scienze politiche dell'università di Siena e
"conduttore" dell'incontro organizzato da SDSN (Sustainable
Development Solution Network) in collaborazione con l'ateneo
toscano per presentare il rapporto 2020 'Sustainable development
in the Mediterranean - transformations to achieve the
Sustainable development goals (Sdgs)'.
Un evento online che ha visto l'intervento di tante realtà da
tutto il bacino Mediterraneo.
Una regione particolarmente popolata e fragile che vede un
incremento della popolazione a fronte, però, di un progressivo
impoverirsi delle risorse. Come ricorda Nasser Kamel, segretario
generale dell'Unione per il Mediterraneo: «Il problema non è
solo l'incremento delle temperature. Entro il 2050 si stima un
aumento del 60 % della domanda di risorse alimentari, dell'80 %
di quelle energetiche. Bisognerà lavorare in tutti i settori,
perché non è e non può essere considerato un problema solo di
una regione in particolare».
Tra gli intervenuti anche Paolo Glisenti, commissario
generale della parte italiana per Expo Dubai 2020. «Il prossimo
evento globale a Dubai», il primo tra l'altro dopo la pandemia,
come ha sottolineato «non è importante solo per il valore
simbolico, dopo Covid-19. Sarà una straordinaria opportunità per
mostrare come lo sviluppo sostenibile in paesi che più di altri
risentono dei cambiamenti climatici - nella riduzione delle
risorse idriche e nello sviluppo delle città—possa essere
affrontato in una prospettiva di collaborazione internazionale».
A soffrire infatti più di altri dei cambiamenti climatici
sono i paesi del Sud del Mediterraneo, vale a dire l'area MeNa,
messi a dura prova da desertificazione e povertà, Ma anche nel
Vecchio continente non mancano i problemi. Secondo il report
presentato oggi infatti, tra le grandi sfide da affrontare vi è
anche quella della lotta all'obesità; una patologia dalla quale
nemmeno l'Europa, nonostante la rinomata "dieta mediterranea", è
al sicuro: affligge infatti il 26% della popolazione
mediterranea, con il primato europeo di 34 milioni di pazienti .
Da qui l'iniziativa di SDSN: riunire 6 paesi strategici in
una rete di collaborazione. I sei stati (Francia, Spagna,
Grecia, Italia, Turchia e Cipro) sono stati selezionati in base
alla presenza di università ed enti attivi e virtuosi
nell'ambito delle maggiori sfide evidenziate: educazione e
uguaglianza d genere, salute, energia, sostenibilità alimentare
ed idrica, città sostenibili e digitalizzazione. Per un cambio
di marcia che come ricorda l'economista Phoebe Koundouri
intervenuta nella discussione: «Non è solo un problema di
risorse o investimenti, è soprattutto una battaglia culturale».
(ANSAmed).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Sei sfide per salvare Mediterraneo, presentato report SDSN
Glisenti: 'Il cambiamento è cooperazione'