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Unione Mediterraneo intensifica la protezione della biodiversità

Più sostegno ai progetti e agenda di obiettivi fino al 2030

Redazione Ansa

NAPOLI - I grandi incendi provocati dai cambiamenti climatici hanno distrutto aree enormi di foreste e danneggiato la biodiversità e le aree suscettibili di grandi incendi possono aumentare del 40% in caso di innalzamento della temperatura media di 1.5 gradi. Partendo da questi dati l'Unione per il Mediterraneo (UpM) ha deciso di promuovere e sostenere studi e progetti nella regione Mediterranea per frenare le perdite nella biodiversità e raggiungere una crescita sostenibile e inclusiva per il rilancio dopo il covid19. L'Unione lo fa nella giornata Internazionale della Diversità Biologica che quest'anno si concentra sul tema "Le nostre soluzioni sono nella natura". In particolare il primo studio scientifico sull'impatto dei cambiamenti climatici e ambientali nel Mediterraneo curato dal MedEcc (Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change), con il sostegno dell'UpM, sottolinea che il 28% di circa 25.000 specie di piante, metà delle quali sono nell'area mediterranea, sono a rischio. Secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn) circa 2000 specie sono minacciate, il 69% delle quali sono animali, tra queste il 34% delle specie ittiche sono a rischio per la pesca oltre i limiti.

"La cooperazione sostenibile - spiega il segretario generale dell'UpM Nasser Kamel - per la biodiversità necessità più che mai di piani di rilancio dopo il covid19. Salvaguardare la biodiversità e gli ecosistemi è ai primi posti della nostra agenda anche perché spno cruciali per prevenire e costruire resilienza nei confronti di future epidemie". L'UpM sottolinea i progetti che promuove nell'area a partire dal "Plastic Busters" i cacciatori di plastica nel Mar Mediterraneo che lavorano sulle aree marine in un programma capeggiato dall'Università di Siena.

"La scalata al ripristino delle foreste e dei paesaggi", che è operato dalla Fao. Il Medfund, che punta a rafforzare le capacità finanziarie delle aree protette del Mediterraneo. Nella prossima dichiarazione ministeriale dei paesi membri dell'UpM sull'ambiente e i cambiamenti climatici, attesa dalla riunione che si svolgerà a dicembre in Egitto, modellerà l'agenda dell'area fino al 2030 mettendo al centro ancora di più la protezione della biodiversità e degli ecosistemi.

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