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Sviluppo sostenibile: Paesi Med in affanno, Italia 30/a

Presentato report, proposta aiuto da creazione Med hubs

Redazione Ansa

SIENA - A 4 anni dall'accordo di Parigi e dall'adozione dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile (Sdgs) nessuno dei 23 paesi del Mediterraneo è sul sentiero giusto per il raggiungimento di adeguati livelli di sostenibilità: complessivamente l'area è 49/a nel ranking mondiale. L'Italia è 30/a. E' quanto emerge dal Rapporto sullo Sviluppo sostenibile 2019 - Mediterranean countries edition che sarà presentato oggi ad Atene al 'Terzo summit sulla sostenibilità - Sud europa e Mediterraneo', organizzato da The Economist.

Il report - frutto del lavoro del Sustainable development solutions network (Sdsn) e del Sustainable development solutions network for the Mediterranean area (Sdsn Med) con sede al Santa Chiara lab dell'Università di Siena - evidenzia "deboli progressi nel perseguimento di ciascun goal, soprattutto in riferimento ad alcune specifiche tematiche". In particolare i risultati sono "ottimi" riguardo all'obiettivo 1 - povertà zero, e con "miglioramenti netti" per i goals 3 e 4, ovvero condizioni di salute e benessere e formazione e istruzione di qualità ma sono "negativi" per gli obiettivi 2 - fame zero, 5 - parità di genere, 9 - imprese, innovazione e infrastrutture e 14 - vita sott'acqua. Riguardo a questo scenario gli esperti indicano alcune raccomandazioni e richieste di azioni concrete, avanzando anche una proposta operativa: creare Med hubs per le trasformazioni sostenibili, al fine di monitorare i livelli di sviluppo sostenibile, diffondere soluzioni e buone pratiche nel Mediterraneo. Alcuni sono già stati identificati, come il S.Chiara lab per i sistemi agroalimentari sostenibili e la conservazione della biodiversità.

"Una sfida importante - commenta Angelo Riccaboni, direttore di Sdsn Med e presidente del S.Chiara lab - nella consapevolezza che i sistemi agroalimentari incidono fortemente sugli obiettivi di sviluppo sostenibile e che rappresentano uno dei pilastri chiave su cui i governi sono chiamati ad agire".

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