(di Paola Del Vecchio)
(ANSAmed) - MADRID, 13 APR - "Il recente ritrovamento del
capidoglio morto al largo di Cabo de Palos, in provincia di
Murcia, con 28 chili di plastica nello stomaco, è una tragedia
che evidenzia l'urgenza dell'azione di tutti i Paesi del
Mediterraneo per prevenire la concentrazione di rifiuti plastici
e combattere quelli esistenti". Lo afferma in un'intervista ad
ANSAmed, Miguel Garcia-Herraiz, vice segretario generale
dell'Unione per il Mediterraneo e responsabile per l'ambiente e
l'acqua, in occasione del lancio, martedì 17 aprile a Siena, del
progetto regionale ambientale 'MPAs Plastic Busters (Cacciatori
di plastiche, ndr): preservare la biodiversità nelle aree marine
protette del Mediterraneo', nell'ambito del programma di
cooperazione europea Interreg-MED.
Della morte del cetaceo siamo in pratica tutti responsabili.
"L'80% dei rifiuti marini viene prodotto sulla terraferma ed è
un dato che dimostra quanto l'economia sia legata all'ambiente",
rileva Garcia-Herraiz. "Quando buttiamo una busta nella
spazzatura, è molto probabile che finisca in mare. Una
circolarità che evidenzia la necessità non solo di raccogliere e
trasformare i rifiuti di post-consumo in plastica, ma di
intervenire sul ciclo completo, dal monitoraggio e valutazione
alla prevenzione, alla mitigazione", aggiunge il vicesegretario
della UpM.
MPA Plastic Busters è focalizzato sulle aree marine protette,
per "verificare l'origine dei rifiuti, la quantità, l'itinerario
seguito per arrivare al Mediterraneo, identificare le maggiori
concentrazioni, al fine di capire meglio dove concentrare gli
sforzi per ridurre l'impatto dei residui nel Mare Nostrum".
"L'obiettivo - spiega ancora il vice segretario dell'UpM - è
contribuire a mantenere la biodiversità e preservare gli
ecosistemi naturali nelle MPA pelagiche e costiere, individuando
strumenti di intervento e un approccio armonizzato contro i
rifiuti marini. E sviluppare azioni comuni dirette a rafforzare
il networking fra le aree marine protette pelagiche e costiere
situate in Italia, Francia, Spagna, Croazia, Albania e Grecia",
aggiunge.
Per comprendere la dimensione del fenomeno, basti pensare che
la media dei rifiuti solidi municipali prodotti nella Ue è di
520 Kg per persona l'anno e si prevede aumenti fino a 680 Kg nel
2020. Secondo stime del settore industriale, fra bottiglie Pet,
buste, lattine, pneumatici usati, polietilene di varia origine,
drenati nelle reti di pesca di profondità, il Mare Nostrum
accumula oltre 3.000 tonnellate di rifiuti nelle acque
superficiali; 6,4 milioni le tonnellate riversate ogni anno
negli oceani, che al ritmo attuale, raddoppieranno nei prossimi
10 anni. Maree di plastica, una 'zuppa' spesso invisibile a
occhio nudo per effetto della fotodegradazione, che uccide più
specie marine della strage provocata dal cambio climatica e ha
un impatto nocivo sulla salute umana.
Un focus dell'iniziativa sarà sul riciclaggio degli strumenti
di pesca, come le reti, nel settore ittico, o per un migliore
utilizzo dei rifiuti, per la rigenerazione e la creazione di
energia. Un altro, sugli investimenti nelle aree marittime
protette, che a lungo termine producono un effetto virtuoso, un
maggiore benessere, nelle zone rurali adiacenti, perché
attraggono un turismo più sostenibile e risorse.
"L'Università di Siena Unisi Sdsn, con Maria Cristina Fossi,
è dal 2013 l'anima del progetto", finanziato con 5 milioni di
euro, per la durata di 4 anni, spiega ancora Miguel
Garcia-Herraiz. L'iniziativa, fatta propria dall'UpM nel 2016,
con la partnership di 43 paesi Euromed e il coinvolgimento di
Istituti di scienze di tutto il Mediterraneo - fra i quali
Ifremer in Francia, il Piano Azione Med dell'Onu con sede ad
Atene, il Segretariato della Convenzione di Barcellona,
l'Istituto Oceanografico spagnolo - è coordinata dalla
dottoressa Teresa Romeo dell'Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca ambientale.
"Il progetto, il primo a scala di bacino, si inquadra nel
programma più ampio di Plastic Blaster in cui i paesi della Ue e
dell'IPA uniscono le forze in un approccio coordinato, per una
diagnosi dell'impatto dei rifiuti marini sulla biodiversità
nelle Aree mediterranee protette, con l'identificazione dei
punti caldi; la definizione e il collaudo di misure di
sorveglianza, prevenzione e mitigazione; lo sviluppo di un
quadro di azioni comuni per la conservazione della biodiversità
per le regioni Interreg Med e un piano di governance congiunto",
assicura il vicesegretario della UpM. Insomma, se casi come il
capidoglio di Murcia dimostrano l'urgenza di azioni congiunte,
la buona notizia è che "la coscienza ambientalista è abbastanza
estesa, come dimostrano la recente approvazione da parte della
Ue della direttiva sulla plastica e il fatto che nel
Mediterraneo molti attori già lavorano a iniziative successive
all'orizzonte 2020". (ANSAmed).
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Al via progetto UpM rifiuti plastica in aree marine protette
Il MPAs Plastic Buster sarà lanciato martedì 17 aprile a Siena