(di Olga Piscitelli).
(ANSAmed) - RABAT, 11 LUG - Un ministro che ritratta, un
carico di 2.500 tonnellate di rifiuti che non si sa più dove
sia, e la Rete che stringe l'assedio. Lo scandalo della
spazzatura italiana, "Zbel Taliania", in arrivo dalla provincia
di Napoli, secondo le associati ambientaliste, da quella di
Pescara, secondo il Ministero dell'ambiente, rischia di
sommergere i palazzi di Rabat. Il web raccoglie l'indignazione.
Gli internauti sono certi che il carico sia già entrato in
Marocco, "in arrivo dalla Terra dei fuochi", e che sia stato
smistato tra El Jadida e Safi, il centro sulla costa atlantica
divenuto una discarica a cielo aperto.
La ministra dell'ambiente Hakima El Haité in una conferenza
stampa tenta di fare chiarezza. "I rifiuti non sono ancora stati
inceneriti - assicura - tutto è fermo a Bouskoura, in attesa dei
risultati delle analisi". Una marcia indietro rispetto a quello
che aveva assicurato in un primo momento: e cioè che i rifiuti
erano già arrivati nelle sedi di smaltimento e che le analisi
italiane e marocchine avevano già dato il via libera, con tanto
di assicurazione per la salute dei cittadini.
Quel che è certo è che una nube scura sta già intossicando il
clima politico marocchino, a poco meno di tre mesi
dall'appuntamento elettorale del 7 ottobre.
Proprio mentre fervono i preparativi per la Cop 22, la
conferenza sul clima prevista per novembre a Marrakech, l'arrivo
di questo carico di 2.500 tonnellate di rifiuti è piombato come
un macigno sulla testa della società civile sempre più impegnata
in battaglie ecologiche.
Le associazioni ambientaliste, quasi 200, fanno cartello
sotto il titolo di 'Coalition marocchine pour la joustice
climatique' e sollevano lo scandalo a partire da un'inchiesta
giornalistica che dà conto di quello che definisce un "traffico
di rifiuti pericolosi". Ora la ministra contrattacca: "In
Marocco arrivano ogni anno 450 mila tonnellate di questi
rifiuti. Sono rifiuti di tipo Rdf, refuse derive fuel, e
sappiamo che non si tratta di spazzatura qualsiasi. Abbiamo
affidato le analisi a una società francese. I documenti di
accompagnamento che sono italiani attestano la non pericolosità.
Ma il laboratorio francese ora ci dirà se il carico è in linea
con i parametri Ue, se è nocivo per la salute dei cittadini".
Quanto alla provenienza, dice, "Arrivano sì dall'Italia, ma da
Pescara e non da Napoli" come sostengono le associazioni e "tra
i documenti c'è anche la dichiarazione anti-mafia dell'azienda,
la DECO che è azienda accreditata dall'Unione europea". Tutti
documenti che la società civile non è riuscita a ottenere in
visione, pur avendolo chiesto. Quasi 20mila i sostenitori della
petizione che vorrebbe rispedire in Italia i rifiuti; c'è un
appello che chiama in causa direttamente il re Mohammed VI. Da
molte parti si reclama una inchiesta politica: chi sta mentendo
al paese?
Laureata in biologia e microbiologia, specializzata in
ecotossicologia, Hakima El Haité è originaria di Fes. Al
dicastero dell'ambiente sotto l'insegna del Partito popolare, di
centro destra, in questo scandalo non ha mai avuto il sostegno
del capo di governo Abdelilah Benkirane, del Pjd, il partito
filo islamista della Giustizia e dello sviluppo. Per questo è
sicura che il polverone sollevato sia una strumentalizzazione e
la controprova sarebbe proprio nella lista delle associazioni.
"A scorrere l'elenco non se ne trova una specializzata in
ecologia" . (ANSAmed).
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Marocco: si indaga su tossicità rifiuti inviati da Italia
Il ministero blocca le ecoballe destinate all'inceneritore