Rubriche

Progetto Mediterranea partecipa a progetto Plastic Busters

Piano per liberare Mediterraneo dai rifiuti plastici

La locandina del progetto Plastic Busters

Redazione Ansa

ROMA - Progetto Mediterranea ha partecipato alla presentazione del progetto "Plastic Busters for a Mediterranean free from litter", tenutasi al Palazzo del Rettorato dell'Università di Siena, e realizzato con il sostegno di Giz (Agenzia Tedesca per la Cooperazione Internazionale). Il progetto "Plastic Busters" è condotto dall'Università di Siena SDSN-Med solutions (guidato da Maria Cristina Fossi) che è anche promotore dell'iniziativa, in collaborazione con altri quindici partner istituzionali dei Paesi del Mediterraneo, tra cui per l'Italia: Progetto Mediterranea, FISPMED, CNR, Consorzio Lamma, Università di Bologna, WWF e Marevivo. Scopo della presentazione il lancio della campagna di ricerca finanziamenti rivolto ad aziende ed enti, pubblici e privati.

"Plastic Busters Project", che è stato protocollato dall'Unione per il Mediterraneo (UpM) quale progetto strategico per lo sviluppo dell'area mediterranea, nasce con la missione di contribuire alla lotta contro l'inquinamento in mare, in particolare quello da plastica, attraverso l'applicazione e l'ampliamento delle direttive della Convenzione di Barcellona.

Principali obiettivi dell'iniziativa sono: affrontare la mancanza di conoscenza sulla questione dei rifiuti plastici in mare; sviluppare azioni concrete per prevenire, ridurre, identificare le aree nelle quali le plastiche si accumulano e rimuoverle; sviluppare progetti, anche pilota, per aumentare la consapevolezza delle parti interessate e spingere al cambiamento di abitudini e preconcetti.

Progetto Mediterranea contribuisce al "Plastic Busters Project" mettendo a disposizione dei ricercatori la propria imbarcazione "Mediterranea", che naviga da oltre due anni, e per i prossimi tre, nelle acque del Mediterraneo, Mar Nero e Mar Rosso settentrionale, ed anche documentando, registrando e divulgando attraverso i propri canali, tutte le attività di ricerca.

I primi passi applicati nell'attuazione del "Plastic Busters Project" sono già stati compiuti nel giugno 2014 a bordo di Mediterranea lungo le acque del basso Adriatico, dove ricercatori dell'Università di Siena, guidati dalla professoressa Fossi, hanno effettuato prelievi delle acque marine costiere ed esaminato il contenuto degli organi interni di alcuni pesci locali, riconoscendo la presenza delle microplastiche, residui della degenerazione delle macroplastiche smaltite in mare da decenni. Non si conoscono gli effetti patogeni sull'uomo derivanti dall'ingestione delle microplastiche con le carni dei pesci, ma è intuibile che possano esserci, ed èper questo che la loro presenza nelle acque marine appare pericolosa anche per l'uomo.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it