(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 02 MAR - Entro la fine di quest'anno Algeri
sarà ''l'unica città mediterranea che non avrà più delle
bidonville'': la frase, impegnativa e che forse farà storcere il
naso a qualcuno fuori dall'Algeria, è stata pronunciata da
Abdelmajid, ministro dell'Habitat, dell'Urbanizzazione e della
Città, annunciando che il 2015 segnerà la fine delle bidonville
in tutti i più grandi centri del Paese.
Un annuncio che, fatta eccezione per la data, non è nuovo in
Algeria, con il problema determinato dalla migrazione interna di
migliaia di persone dalle zone rurali o montagnose verso le
città, considerate, a torto o a ragione, come l'ultima risorsa
per sfuggire alla povertà.
Un fenomeno che, in Algeria come altrove, ha determinato la
nascita di concentrazioni di nuove abitazioni, che spessissimo
non sono tali, ma tuguri dove trovare rifugio, senza alcuna
assistenza. Se prima le bidonville venivano considerate un fatto
quasi fisiologico, frutto di squilibri sociali ed economici, nel
tempo per il governo di Algeri sono diventate un problema da
risolvere in fretta per evitare che le baraccopoli divengano il
catalizzatore di tensioni e violenze, di criinalità ed
emarginazione.
Il ministro Tebboune, cme riferisce l'Aps, ha anche precisato
che le due o tre bidonville ancora esistenti ad Algeri saranno
rimosse entro luglio, legando la soluzione del problema ai
giganteschi piani di edilizia popolare che sono in corso in
Algeria e che daranno risposte soddisfacenti alla maggior parte
delle wilayas che soffrono questo problema.
Dal ministro è anche giunto un invito, ai responsabili delle
comunità locali, ad attrezzarsi per dotare le loro città di poli
urbani, primo passo verso la realizzazone di città satelliti che
gravitino intorno ai grandi centri.
Un programma che Tebboune ha, di fatto, tracciato sia pure a
grandi linee, parlando di piattaforme urbane di circa cinquemila
ettari, che però siano localizzate sulle montagne o su terreni
rocciosi, al fine di non danneggiare l'agricoltura con
l'esproprio di terreni oggi vocati a coltivazioni.
Ma niente città futuribili o con architetture che
scimmiottino lo stile di altri Paesi.
L'architettura delle nuove città, ha detto il ministro
Tebboune, devono riflettere ''la nostra personalità
arabo-berbero-musulmana e mediterranea'' e, per evitare
spiacevoli fraintendimenti, ha spiegato che indicazioni in tal
senso sono state date alle imprese straniere che lavorano in
Algeria, soprattutto a quelle cinesi e turche che si spartiscono
la fetta più cospicua della ricchissima torta dell'edilizia
residenziale pubblica. (ANSAmed).
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Algeria: via le bidonville entro 2015
Governo a sindaci, creare poli urbani lontani da città