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Turismo: località Med a rischio per erosione ed edilizia

Ricercatrice, investitori chiedono coste protette da degrado

Redazione Ansa

(di Francesco Tedesco) (ANSAmed) - Napoli, 4 nov - "Il settore turistico nel bacino del Mediterraneo sarà pesantemente influenzato dai cambiamenti climatici e dalla pressione dell'uomo sulle risorse naturali".

Così Maria Snoussi, docente dell'Università Mohamed V-Agdal di Rabat, in Marocco, ha introdotto la discussione che si è svolta a Napoli sul monitoraggio delle condizioni del Mediterraneo a sostegno del turismo costiero. Il workshop ha visto la partecipazione di diversi studiosi internazionali, provenienti dall'Italia, dai paesi del Nordafrica ma anche dai Balcani, impegnati a fornire ai politici le misure da introdurre per sostenere al meglio il turismo, una delle risorse più importanti dei Paesi del Mediterraneo, in particolare, ha spiegato Snoussi "nei paesi della sponda sud che promuovono fortemente le loro destinazioni e vedono il turismo come un mezzo per lo sviluppo futuro". La maggior parte delle località turistiche, infatti "si trovano nelle aree costiere che si affollano in particolare in estate, aumentando notevolmente la pressione antropica sulle risorse disponibili". "In conseguenza dei cambiamenti climatici - prosegue la studiosa marocchina - e dell'erosione costiera, queste stesse località potrebbero essere in futuro non più sicure e troppo costose da mantenere. Per questo oggi gli investitori del settore sanno che il turismo sarà sostenibile solo se le località saranno adeguatamente protette dal degrado ambientale. Per farlo è necessario un continuo monitoraggio delle coste e delle acque". Studi che vengono portati avanti, ha spiegato Zeljka Skaricic, direttore del centro per l'intervento nel Mediterraneo dell'Unep, anche attraverso il programma Onu per la protezione dell'ambiente. Lo scienziato croato ha illustrato il suo lavoro nell'applicazione del Protocollo per la Gestione Integrata delle Zone Costiere (Iczm), firmato nel 2008 da 14 Paesi del Mediterraneo e dall'Ue ed entrato in vigore nel 2011. "Il protocollo - spiega - prevede che i Paesi aderenti definiscano i problemi delle coste e preparino una strategia nazionale sulle zone costiere, preparino una valutazione ambientale e regolino le attività nelle zone costiere e sviluppano strategie per ridurre i rischi naturali, in particolare quelli legati ai cambiamenti climatici". In prima fila ci sono i paesi del Nordafrica, che puntano molto sul turismo marino. In particolare su Tunisia, Marocco ed Egitto ha concentrato i suoi studi Ameur Oueslati, dell'Università di Tunisi: "La situazione delle coste è molto preoccupante, soprattutto per lo sfruttamento indiscriminato dei territori e delle spiagge a servizio di un'edilizia vecchia, veloce e di grande densità abitativa.

Questo fa emergere le forti responsabilità dell'uomo nell'attuale erosione marina". Per Oueslati, "la mancanza di scambio di informazioni tre i tre Paesi ha portato gli uni a compiere, a distanza di anni, gli stessi errori degli altri". Lo studioso tunisino è pessimista: "Non vedo segnali che qualcosa possa cambiare e la situazione può complicarsi con l'innalzamento del livello del mare annunciato per i prossimi decenni". (ANSAmed).

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