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Ambiente: tutela dei mari, 40 anni di battaglie difficili

Regional Seas Programmes dell'Onu fanno il punto ad Atene

Il logo del meeting dei Regional Seas Programmes ad Atene

Redazione Ansa

(dall'inviato Patrizio Nissirio) - (ANSAmed) - ATENE - Quarant'anni di impegno, quarant'anni di battaglie difficili, ma con un obiettivo fondamentale: far mettere d'accordo paesi a volte molto diversi, per far sí che il mare su cui si affacciano sia usato in maniera non distruttiva, e che la tutela dell'ambiente marino e costiero sia anche fonte di sviluppo, pace, e benessere. E' la storia dei Regional Seas Programmes, i programmi dell'Unep - agenzia Onu per la protezione dell'ambiente - lanciati nel 1974 per aiutare paesi vicini a salvare i propri mari, e che da oggi e per tre giorni fanno il punto della situazione ad Atene, con un occhio al passato, ma soprattutto pensando al futuro.

Il 16.mo incontro mondiale dei Regional Seas Conventions and Action Plans non é infatti solo un bilancio dei quattro decenni, ma un confronto strategico necessario, perché le minacce per i mari del mondo non sono diminuite, anzi. L'aumento vertiginoso della popolazione, specie nei paesi in via di sviluppo, la distruzione delle aree costiere per far posto a porti, insediamenti turistici e città sempre più affollate sta semmai aumentando le sfide per questa ambiziosa rete di programmi ambientali.

"Ci sono oggi 18 tra programmi regionali e Piani d'azione, che vedono coinvolte 145 nazioni - spiega Mette Wilkie, direttrice per l'attuazione delle politiche ambientali dell'Unep, che ha sede a Nairobi - Gli ecosistemi marini e costieri danno da vivere a milioni di persone, e per gli stati coinvolti, i risultati ottenuti hanno un grande valore. Ma questi sistemi sono fortemente minacciati da inquinamento, pesca non sostenibile, estrazioni dal fondo marino, rifiuti che vengono dalle coste (l'80% di tutti i rifiuti che finiscono in mare). Per il 2050, la popolazione mondiale arriverà a 9 miliardi, 2/3 dei quali vivranno in aree urbane, molte delle quali si affacciano sul mare. Questo metterà sotto fortissima pressione le risorse".

Tra i primi piani regionali ad essere varati, già nel 1975, il Mediterranean Action Plan (Map) che ha sede proprio ad Atene, ed è diretto dall'italiano Gaetano Leone, che ha presieduto la prima giornata di lavori, e che ha definito il Map "un'esperienza positiva" in questi 40 anni, e che "guarda al futuro, dove continuerà ad essere uno strumento rilevante" per un mare che "è prezioso, vulnerabile e caratterizzato dall'interdipendenza dei paesi che vi si affacciano". Uno degli effetti del Map e di altri piani regionali per la tutela dei mari, ha osservato, è proprio quello di far collaborare, attraverso accordi legalmente vincolanti, Paesi che sovente sono politicamente lontani, se non in conflitto. "E in questo sono strumenti anche per lo sviluppo della pace", ha notato.

Gli argomenti in discussione nella tre giorni ateniese sono molti, tra cui come sincronizzare il lavoro dei Regional Seas Programmes con quelli degli Obiettivi dello Sviluppo sostenibile dell'Onu che dal 2015 sostituiranno gli Obiettivi del millennio.

Oppure la presenza massiccia di rifiuti in plastica negli oceani, che costa ogni anno 13 miliardi di dollari di danni all'ecosistema marino, secondo l'Unep. Ma anche la presentazione di un rapporto sulla tutela delle foreste costiere di mangrovie, una risorsa naturale dal valore inestimabile (sono tra l'altro grandi assorbitrici di anidride carbonica, che provoca l'effetto serra). Una risorsa in pericolo, la cui distruzione danneggia ambiente ed economia. E che necessita, come tutti i mari e le coste del mondo, di un' azione collettiva e coordinata, che ad Atene si cerca di mettere a punto. (ANSAmed).

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