(ANSA) - ROMA, 26 MAG - L'assenza sul territorio nazionale di
un'adeguata rete di impianti di trattamento costringe il nostro
Paese ad esportare ogni anno ingenti quantitativi di rifiuti
provenienti da attività industriali. Questi rifiuti all'estero
vengono trasformati in nuove materie prime e in energia, e il
gap impiantistico costa al Paese circa 1 miliardo di euro
l'anno. La denuncia emerge da un rapporto presentato da
Assoambiente (Associazione Imprese Servizi Ambientali ed
Economia Circolare).
I rifiuti speciali, al netto di quelli derivanti dal comparto
costruzioni, nel 2019 (ultimo anno per cui sono disponibili i
dati) sono stati quasi 111 milioni di tonnellate. Nel 2019 sono
state esportate oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti
speciali, destinati nel 50% dei casi verso paesi vicini come
Germania, Austria, Francia, Svizzera e Slovenia. La Germania ne
ha accolte 800.000 tonnellate. Il 23% dei rifiuti esportati è
stato destinato ad impianti di incenerimento o recupero
energetico, il 14% è stato conferito in discarica o avviato ad
altre operazioni di smaltimento, il resto è stato riciclato.
Secondo Assoambiente, già oggi si evidenzia un fabbisogno
impiantistico superiore a 10 milioni di tonnellate di
rifiuti/anno e un fabbisogno cumulato nei cinque anni
(2021-2025) pari a circa 34 milioni di tonnellate. Non colmare
questo gap significa cedere all'estero valore economico pari a
circa 1 miliardo di euro l'anno, al netto delle perdite in
termini occupazionali, di produzione di materie prime ed energia
e di gettito fiscale.
La sola mancata produzione di energia generabile dai rifiuti
destinati ad essere "termovalorizzati" all'estero è stimabile
fra i 330.000 e 400.000 MWh all'anno. Per un Paese come l'Italia
che importa energia, si traduce in un costo annuo, a valori di
mercato, fra 40 e 60 milioni di euro. (ANSA).
Export rifiuti industriali costa a Italia 1 miliardo l'anno
Assoambiente, per mancata produzione energia e materie prime