(ANSA) - ROMA, 30 SET - Quasi tutte le città hanno avviato
progetti per il loro perseguimento degli obiettivi di sviluppo
sostenibile dell'Agenda 2030 Sdgs e il 94% dichiara di lavorare
a politiche alimentari urbane. Ma nella maggior parte dei casi
si tratta di politiche settoriali e non ancora di politiche
integrate, ci sono spesso problemi di risorse e di carenza di
personale e la pandemia ha complicato la situazione. È questo il
risultato principale della prima ricerca sulle Politiche
Alimentari Urbane in Italia, realizzata da Ipsos per Fondazione
Barilla su cento 100 sindaci e amministratori locali, presentato
nell'ambito del Festival dello sviluppo sostenibile
Gli intervistati considerano prioritarie le attività che
promuovono il consumo di prodotti di qualità locali o a km 0
(42%), quelle che intervengono sulla distribuzione di cibo di
qualità nelle mense scolastiche o comunali (27% del campione) e
sulla distribuzione di generi alimentari a persone vulnerabili
(18%). Le politiche urbane alimentari, a detta del campione, si
dovrebbero tradurre nella promozione di diete equilibrate (tema
sentito soprattutto al Centro-Sud 43% e nei centri fino a 30.000
abitanti), nel sostegno all'agricoltura locale (20%) e in quella
a basso impatto ambientale (26%), citate in particolare dalle
realtà del Nord.
"Le città sono sempre più impegnate in interventi che
coinvolgono il cibo. Promuovere politiche alimentari urbane
integrate, che guardino al cibo dal campo alla tavola fino allo
smaltimento, è strategico per raggiungere gli Obiettivi di
Sviluppo Sostenibile e quelli enunciati dalla strategia europea
Farm to Fork", ha dichiarato il direttore della Ricerca della
Fondazione Barilla, Marta Antonelli. (ANSA).
Alimentare: politiche urbane in 94% città, ma poco integrate
Ricerca Ipsos-Fondazione Barilla, campo strategico per gli Sdgs