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Nel 2022 oltre 30mila reati ambientali, 84 al giorno

Legambiente: "Impennata nel ciclo del cemento, +28,7%"

Redazione Ansa

Nel nostro Paese gli ecocriminali non arretrano. Sono 30.686 i reati contro l'ambiente registrati nel 2022, in lieve aumento dello 0,3% rispetto all'anno precedente. Per rendere meglio l'idea: In Italia vengono commessi in media 84 ecoreati al giorno, ovvero 3,5 ogni ora.

A fare il punto è il rapporto "Ecomafia 2023" di Legambiente, che indica in 8,8 miliardi il fatturato illegale maturato dalle ecomafie in diverse filiere colpite dal fenomeno. Sulla bilancia dell'illegalità a pesare di più è la cementificazione con una vera e propria impennata nel 2022. Dall'abusivismo edilizio fino agli appalti si contano 12.216 reati, il 39,8% del totale, +28,7% sul 2021. Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali, +4,3%, mentre scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti, dove si registrano 5.606 reati, -33,8%.

In aumento anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030, +13,1%. Dati che il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha giudicato "pesanti", indicando la necessità di "mettere mano al Codice dell'ambiente per verificare le norme ancora attuali, o che vanno rafforzate, e quelle che sono superate e vanno riformulate", nell'ambito di "una operazione di ammodernamento rispetto a sensibilità che sono cambiate".

Pichetto ha poi sottolineato l'importanza della prevenzione: "La legge deve intervenire nel creare le condizioni affinché non vi siano le opportunità per delinquere, quindi in fase preventiva". Scorrendo la classifica dei settori più colpiti al quarto posto Legambiente indica i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici, che si contano in 5.207, -3,3% sul 2021. Numeri elevati si registrano anche nel settore agroalimentare con 41.305 reati e illeciti amministrativi, mentre sul fronte archeomafia sono 404 i furti d'arte nel 2022.

"Non dobbiamo abbassare la guardia sugli ecoreati. Questo fenomeno inquina l'economia, l'ambiente, ruba il futuro", ha detto il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, richiamando in particolare l'attenzione sui contratti pubblici: "La prima filiera per numero di reati è quella del cemento, la terza quella dei rifiuti, in entrambe ci sono contratti pubblici. Gli investimenti pubblici devono stare fuori da questi rischi ed essere strumento per garantire la transizione ecologica e le politiche pubbliche". Per Busia, tra le varie priorità, per i contratti pubblici occorrono "trasparenza e digitalizzazione" ed è ciò che "stiamo cercando di fare su tutta la procedura dell'affidamento pubblico". Ma a preoccupare Legambiente sono anche le risorse del Pnrr che, secondo il presidente Stefano Ciafani, "devono essere spese senza che un solo centesimo finisca nelle tasche di ecocriminali ed ecomafiosi". E se da un lato "occorre semplificare" dall'altro, ha avvertito Ciafani, vanno evitate "le deregulation previste dal Codice degli appalti. Bisogna innalzare il livello qualitativo dei controlli ambientali, approvando i decreti attuativi sulle Agenzie regionali per la protezione ambientale, ma anche inserire nuovi delitti ambientali nel codice penale per i reati più gravi".

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