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Slow Fish: Mediterraneo il mare più svuotato dalla pesca

La piccola inquina meno rispetto all'industriale e dà più lavoro

Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 09 GIU - Secondo l'ultimo rapporto della Fao sullo "Stato della Pesca e dell'Acquacoltura Mondiale", nel 2030 la produzione ittica totale è destinata a superare i 200 milioni di tonnellate. Dal 1961 il consumo di pesce per scopi alimentari è aumentato con un tasso medio annuo del 3,1%, quasi doppio rispetto alla crescita della popolazione mondiale (1,6%), e superiore al consumo di tutti gli altri alimenti proteici di origine animale, aumentato del 2,1%. Sono dati evidenziati da Slow Fish, rassegna di Slow Food dedicata al mare e ai suoi prodotti che sarà in presenza a Genova dall'1 al 4 luglio, dopo un convegno in streaming nella Giornata mondiale degli oceani.
    I mari più svuotati dalla pesca sono il Mediterraneo e il Mar Nero con il 62,5% di stock sovra sfruttati, il Pacifico sudorientale con il 54,5% e l'Atlantico sudoccidentale con il 53,3%. Una statistica preoccupante, dice Slow Fish, è anche quella relativa allo sfruttamento degli stock ittici: la percentuale delle specie in salute (per numero di esemplari) è diminuita dal 90% nel 1974 al 65,8% nel 2017, mentre la percentuale degli stock ittici costituiti da specie di interesse commerciale a rischio di estinzione è aumentata dal 10% nel 1974 al 34,2% nel 2017.
    Questa tendenza al sovrasfruttamento non comporta solo impatti negativi sulla biodiversità e sul funzionamento degli ecosistemi marini, ma contribuisce a generare importanti situazioni di criticità economiche e sociali. A livello mondiale la pesca industriale, sebbene praticata da un numero molto ridotto di pescherecci, comporta annualmente la cattura di circa 30 milioni di tonnellate di pesce per il consumo umano, e circa 35 milioni di tonnellate trasformate in mangimi, impiegando al massimo 1 o 2 milioni di pescatori con un consumo annuo di 37 milioni di tonnellate di carburante. Al contrario, la piccola pesca, quella cui Slow Fish dedica risorse e spazi per favorirne la tutela e lo sviluppo, è praticata dall'82% delle imbarcazioni, dà lavoro a oltre 12 milioni di persone, che producono circa 30 milioni di tonnellate di pescato all'anno, il quale si traduce interamente in prodotto alimentare umano, con un consumo di carburante di solo 5 milioni di tonnellate.
    (ANSA).
   

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