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Cingolani, 80 miliardi in 5 anni per decarbonizzare

Eni e CDP creano GreenIT per produrre energia da rinnovabili

Redazione Ansa

di Stefano Secondino (ANSA) - ROMA, 12 MAR - Ottanta miliardi di euro in cinque anni anni per decarbonizzare l'Italia. Ottanta miliardi del Recovery Plan per far ripartire l'economia dopo il coronavirus, traghettando il paese dall'era delle fonti fossili a quella delle rinnovabili, dalla brown alla green economy, dall'economia del consumo a quella circolare, del riciclo. E' la scommessa del ministro della Transizione ecologica, il tecnico Roberto Cingolani, e di tutto il governo Draghi. Il neo-ministro ha tirato fuori i numeri degli investimenti del suo dicastero parlando al telefono con l'inviato del presidente Biden sul clima, John Kerry. E intanto le grandi aziende pubbliche si preparano a cavalcare l'onda: Eni ha stretto una joint venture con CDP, GreenIT, per produrre energia da fonti rinnovabili.
    "Il piano di ripresa italiano allocherà 80 miliardi di euro in 5 anni in progetti verdi che riguardino una accelerazione della de-carbonizzazione", ha spiegato Cingolani a Kerry.
    L'obiettivo primario dell'Italia è rispettare il target Ue di ridurre le emissioni di gas serra del 55% al 2030 rispetto ai livelli del 1990: un target alzato di recente dalla Commissione di Ursula Von der Lyen (prima era il 40%). Ma, ha aggiunto Cingolani con Kerry, "noi puntiamo a un taglio del 60% delle emissioni al 2030".
    D'altronde, l'Unione europea, nel dare i suoi aiuti per la ripresa post-pandemia, ha posto condizioni chiare: il 37% dei soldi del Next Generation Eu dovranno andare a investimenti per il clima e la transizione ecologica. Il 37% di 209 miliardi sono 77 miliardi, cioè grosso modo quello che il governo vuole investire sul green nei prossimi cinque anni.
    La decarbonizzazione dell'Italia, secondo Cingolani, avverrà con "Recovery Fund, massicci investimenti in nuove tecnologie, una forte spinta all'idrogeno verde e blu, una trasformazione radicale del settore dell'acciaio in senso sostenibile, scommessa su mobilità e trasporti sostenibili, stimolo all'autoproduzione di energia nel settore agricolo e accrescimento del contributo dell'agricoltura al contrasto del cambiamento climatico, rilancio della riforestazione quale strumento nell'ottica di carbon capture, varo di un ambizioso programma di monitoraggio delle criticità del Paese con un sistema innovativo di osservazione integrato tramite satelliti, droni e sensori a terra".
    Traghettare il paese dalle fonti fossili alle rinnovabili è un'impresa epocale, che richiede investimenti giganteschi. Ma è anche un'impresa necessaria, per non subire i disastri planetari del riscaldamento globale. In quest'ottica, il Piano Marshall della Ue per il dopo-pandemia diventa un'occasione da non sprecare per compiere questa transizione.
    Le grandi aziende italiane hanno già fiutato il vento e si preparano a intercettarlo. Proprio oggi Eni e Cassa Depositi e Prestiti hanno annunciato di aver costituito GreenIT, "una nuova joint venture per lo sviluppo, la costruzione e la gestione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia". GreenIT, si legge in un comunicato, "partecipata al 51% da Eni e al 49% da Cdp Equity, ha la finalità di produrre energia principalmente da impianti fotovoltaici ed eolici, con l'obiettivo di raggiungere una capacità installata al 2025 di circa 1.000 MW, con investimenti cumulati nel quinquennio per oltre 800 milioni". (ANSA).
   

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