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Edo Ronchi, alleanza dei Paesi per lotta a emissioni

Redazione Ansa

(di Elisabetta Guidobaldi) (ANSA) - ROMA, 15 FEB - "Oggi il multilateralismo climatico sembra non essere piu' sufficiente ad affrontare la crisi climatica prima che abbia esiti catastrofici" e "un buon modello per superare lo stallo puo' essere quello proposto da 66 Paesi che hanno costituito l'Alleanza dei Paesi ambiziosi per il clima, che si sono impegnati a ridurre comunque le loro emissioni senza aspettare che tutti i governi, compresi quelli piu' legati all'economia dei combustibili fossili, si muovano".
    A parlare e' il presidente della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, il ministro dell'Ambiente che sottoscrisse per l'Italia il Protocollo di Kyoto adottato l'11 dicembre 1997 alla Cop III, la terza conferenza della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc), a Kyoto.
    Documento 'bibbia' per la lotta ai gas serra entrato poi in vigore il 16 febbraio 2005 con la firma di 55 paesi responsabili del 55% delle emissioni con una validita' di cinque anni dal 2008 al 31 dicembre 2012. Fu ratificato da 193 Paesi, di cui 38 con target vincolanti, quelli industrializzati, tranne gli Usa.
    Il 'compleanno' del Protocollo di Kyoto e' l'occasione per fare il punto sulle politiche climatiche, ora piu' urgenti che mai dopo gli sconvolgimenti in atto e l'aumento degli eventi estremi.
    "Le Cop - dice Ronchi all'ANSA - sono un momento di confronto e di collaborazione internazionale. Possono essere utili, se ben gestite, ma non e' pero' piu' possibile affidare la non piu' rinviabile svolta nelle politiche climatiche soltanto alle Cop che, per deliberare, richiedono l'unanimita' o, almeno, un consenso molto ampio, molto difficile da raggiungere". Da qui la necessita' di un nuovo modello, sottolinea Ronchi, come quello proposto da 66 Paesi che hanno costituito l'Alleanza dei Paesi ambiziosi per il clima, "come sta facendo anche l'Unione Europea che punta a fare della sfida climatica il motore per un Green Deal: per un'economia decarbonizzata e competitiva, in grado di generare benefici ambientali insieme a nuove possibilita' di sviluppo e occupazione".
    In particolare Kyoto fisso' per i Paesi industrializzati un taglio del 5,2% delle emissioni di gas serra a livello globale rispetto ai livelli del 1990. Per l'Europa dell'8% e per l'Italia del 6,5%, sempre rispetto ai livelli del '90. Per quanto riguarda la performance dell'Italia, la Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha stimato un livello di emissioni medie annue di gas serra nel quinquennio 2008-2012 pari a 480 milioni di tonnellate di Co2 equivalente, a fronte del target fissato dal protocollo per l'Italia di 483,3, quindi oltre il 7% in meno rispetto al 1990 (superando cosi' il target sottoscritto, cioe' il 6,5% di riduzione dei gas serra). Il dopo Kyoto venne deciso nella Cop17 a Durban, in Sudafrica, a fine 2011, a ridosso della scadenza naturale del Protocollo.
    Intanto dall'Antartide arriva la notizia del record dei 20 gradi anche se il dato, come sottolineano i ricercatori, alimentera' il dibattito sui cambiamenti climatici ma rappresenta "un caso isolato" e da un punto di vista climatico "non fa tendenza".E in Italia, dal monitoraggio della Coldiretti sui mercati degli agricoltori di Campagna AmicaSi, emerge che le alte temperature del periodo hanno mandato in tilt le colture lungo tutta la Penisola. (ANSA).
   

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