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Realacci,da Assisi un Manifesto che chiama all' azione

Intervista al presidente di Symbola Ermete Realacci

Redazione Ansa

(di Monica Paternesi)  "Guardare negli occhi il Paese e dare forza a chi è già in movimento. A Davos si riuniscono i potenti del mondo e dell'economia che con grave e colpevole ritardo fanno i conti con la crisi climatica; Assisi mette insieme mondi molto diversi che insieme hanno la possibilità di fare leva sull'economia, la società, le istituzioni. E' un manifesto che chiama all'azione". Così Ermete Realacci presidente e fondatore di Symbola e autore di quel Manifesto di Assisi che verrà presentato venerdì nella città francescana sintetizza in un colloquio con l'ANSA l'idea alla radice di questa iniziativa che punta ad essere una leva decisiva per una svolta dell'economia nazionale verso la sostenibilità, un'occasione per le imprese e le istituzioni per fare sistema per un'Italia green. Il manifesto, primi firmatari Ermete Realacci, il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, il direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, quello di Confindustria, Vincenzo Boccia, l'amministratore delegato Enel, Francesco Starace, e di Novamont, Catia Bastioli ha già raccolto più di 1.700 firme e punta a superare le 2.000 entro venerdì.
    "Un'idea che - spiega Realacci - punta su almeno tre grandi punti di forza. Innanzitutto il fatto che un'economia a misura di uomo contro la crisi climatica da declinare con la necessita coraggiosa di cambiare è anche un'opportunità". "In secondo luogo la necessità che questa sfida sia ampiamente trasversale: non è una sfida dell' economia è una sfida che deve tenere insieme le imprese, la società i valori". Cita Einaudi Ermete Realacci per sottolineare il suo ragionamento: "Chi cerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada; la quale non può che condurre se non al precipizio. Il problema economico è l'aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale". E, prosegue "basta guardare la varietà dei primi firmatari del Manifesto di Assisi, grandi aziende ma anche piccole realtà rappresentative di un'idea. Il Manifesto si appoggia quindi su un approccio trasversale tra mondi al tempo stesso economico e valoriale".
    "Terzo punto l'Italia non parte affatto da zero: sottolineo, non c'è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto esiste in Italia. C'è già una parte buona di economia italiana e di imprese che hanno intrapreso la strada della green economy e dell'economia circolare. Molta parte dello sviluppo italiano parte da questo.
    Le radici insomma ci sono già e si incrociano molto con la cultura cattolica e francescana e l'obiettivo è recuperare queste radici come materia per il futuro". Anche perché, dice ancora Realacci chi ha pensato in questi termini e ha saputo investire sul green ha vinto. Enel è partita da lontano ed è cresciuta diventando con Green Power la prima realtà al mondo del settore; Trump invece ha impostato una parte importante della sua campagna sul carbone ma l'industria del carbone perde lo stesso il passo". E la politica? "La politica per ora è indietro. Ma con una missione comune possiamo tenere insieme il paese e affrontare i problemi che abbiamo; ed è una missione su cui si può anche ricostruire l'Europa. E qui sta la grande lungimiranza della nuova presidente della Commissione Ue, Ursula Van del Leyen".(ANSA).
   

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